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Il Presidente della Borsa Merci, Bruno Diano: “A questi prezzi non sono pochi i produttori umbri di grano tenero che ci rimettono, mentre quelli di grano duro sono di un soffio sopra il pareggio”. Il membro della Deputazione della Borsa Merci, Francesco Martella: “Per la prossima annata in Umbria e in Italia ci sarà maggiore domanda perché le scorte di grano, a differenza di quanto avvenuto in molti Paesi, sono molto basse e vanno ricostituite. Questa maggiore domanda aiuterà a rianimare i prezzi”. Ma i consumatori finora non hanno beneficiato del calo del prezzo del grano.

Mentre sul grano infuria una battaglia fatta di tensioni geopolitiche e di sovrapproduzioni, l’Umbria – e più in generale l’Italia – pagano anche una stagione meteo avversa, con piogge e maltempo a maggio che hanno ferito profondamente la quantità e la qualità del grano (e, tra l’altro, hanno influito sulla diffusione della peronospera, che sta una drastica riduzione della produzione vinicola).

La sostanza è questa: il grano (sia tenero che duro) che gli agricoltori italiani hanno portato ai molini è risultato di una qualità notevolmente inferiore a quella degli scorsi anni, e di conseguenza è stato pagato meno. Vista la scarsità del grano italiano di qualità, per le varie produzioni è stato quindi necessario miscelarlo con grani di qualità importati (dalla Turchia, dal Canada, ma anche da molti altri Paesi) e quindi quel poco grano di qualità italiano che c’era è entrato in diretta competizione di prezzo con quello di questi Paesi. Messe le cose tutte insieme, gli introiti degli agricoltori sono colpiti due volte: la prima perché la produzione, causa come detto le avverse condizioni metereologiche, è scesa di almeno il 20%; la seconda è perché il grano che gli agricoltori vendono viene pagato assai meno rispetto alle annate precedenti.

Il tutto emerge con chiarezza, per quanto riguarda la provincia di Perugia (con effetti estensivi anche in provincia di Terni), dai Listini che pubblica con cadenza settimanale la Borsa Merci, organo della Camera di Commercio dell’Umbria. La Borsa Merci di Perugia fornisce settimanalmente i prezzi all’ingrosso di 278 merci, tra cui quelli dei frumenti. Prezzi che fanno da riferimento nella contrattazione tra le parti.

E La Borsa Merci di Perugia ha il pregio, raro tra tutte le Borse Merci italiane, di indicare il prezzo delle merci pagato realmente al produttore, franco consegna ai centri di raccolta. Molte altre Borse considerano invece i prezzi praticati nelle contrattazioni tra grossisti e così via.

Ai minimi i prezzi del grano segnalati dalla Borsa Merci di Perugia. Il Presidente della Borsa Merci, Bruno Diano: “A questi prezzi non sono pochi i produttori umbri di grano tenero che ci rimettono, quelli di grano duro sono al limite”

Intanto i prezzi indicati dalla Borsa Merci, prendendo a riferimento il grano definito di migliore di qualità. Qui va chiarito che, da agosto, vista la quasi assenza del grano di quella alta qualità solita in provincia di Perugia da agosto 2023 l’asticella per essere considerato “grano di migliore qualità” è stata abbassata. Per cui nella discesa dei prezzi è incorporato questo fattore non secondario. E ciò sia per il grano tenero che per quello duro.

Lapidario il Presidente della Borsa Merci, Bruno Diano: “Un’annata da dimenticare. A questi prezzi non sono pochi i produttori umbri di grano tenero che ci rimettono, quelli di grano duro sono al limite. Va considerato, peraltro, che i prezzi erano già scesi la scorsa annata, ma non a questo punto. Tuttavia, molti produttori avevano già venduto quando la curva dei prezzi ha cominciato a scendere”.

Grano Tenero, il prezzo ha toccato minimi che non si vedevano da anni

In provincia di Perugia, affermano i dati dell’ultimo Bollettino della Borsa Merci, il prezzo medio pagato all’agricoltore (sempre franco consegna ai centri di raccolta) per una tonnellata di grano tenero di migliore qualità è sceso su base annua (da ottobre 2022 a ottobre 2023) da 333 a 222,5 euro, con una contrazione del 33,2%, maggiore di quella registrata nello stesso periodo dal grano duro (-18,2%).

Per dare un’idea più larga del quadro della discesa dei prezzi medi del grano tenero, basti pensare che, da gennaio 2022 (quindi prima dell’inizio della guerra in Ucraina), il prezzo medio massimo di grano tenero di migliore qualità è stato toccato a marzo 2022, con 367,5 euro al quintale: rispetto al prezzo medio attuale si tratta un calo di 145 euro al quintale (-39,5%).

Grano Duro

Migliore, rispetto al grano tenero, l’andamento del grano duro. L’ultimo Bollettino della Borsa Merci informa che il prezzo medio pagato all’agricoltore (sempre franco consegna ai centri di raccolta) per una tonnellata di grano tenero di migliore qualità è sceso su base annua (da ottobre 2022 a ottobre 2023) da 437,5 a 357,5 euro (-80 euro), con una contrazione del 18,2%. Ed è comunque notevole la differenza tra il prezzo massimo toccato da gennaio 2022 (fu proprio nel gennaio 2022, con 506 euro per tonnellata) e quello attuale (-148,5 euro a tonnellata, che significa -29,3%).

Oltre a considerare la decelerazione del prezzo del grano duro, che alla Borsa Merci di Perugia dai 281,5 euro di aprile 2023 era risalito ad agosto 2023 a 387,5 euro, per poi scendere a settembre a 367,5 e ad ottobre a 357,5.

Le previsioni; in Italia scorte di grano molto basse e quindi da ricostituire, ciò aumenterà la domanda e quindi avrà un impatto rialzista sui prezzi agli agricoltori

“Al momento – afferma il Presidente della Borsa Merci, Bruno Diano – è davvero difficile fare previsioni, diciamo impossibile. Sia perché i guai aggiuntivi sono derivati dal meteo, che resta un’incognita, sia perché gli altri elementi in campo, come le sovrapproduzioni in alcuni Paesi e gli effetti della situazione geopolitica sui mercati, è impossibile da valutare adesso”.

D’accordo con Diano Francesco Martella, agronomo, membro della Deputazione della Borsa Merci di Perugia, che però aggiunge una nota di ottimismo: “Per la prossima annata l’Umbria e l’Italia partono da una posizione di vantaggio. A differenza di molti altri Paesi, le scorte di grano in Italia sono diventate molto basse e questo certamente darà una spinta ai prezzi, sia perché non si potrà fare ricorso ad esse, sia perché c’è la necessità di ricostituirle e ciò rappresenta una spinta alla domanda”.

Ma i consumatori finora non hanno beneficiato del calo del prezzo del grano

Nonostante il calo del prezzo pagato ai produttori, questo non si è finora trasmesso sui prezzi al consumo, anche di quei prodotti dove il grano è componente essenziale a cominciare dal pane. Evidentemente finora il risparmio realizzato nel prezzo agli agricoltori si è disperso lungo la filiera della commercializzazione, non arrivando al consumatore. La domanda riceve una risposta breve ma netta da parte di Bruno Diano: “Le caratteristiche lunghe e complesse della filiera agroalimentare italiana sono note. Il fatto che la diminuzione dei prezzi del grano agli agricoltori non si sia finora trasferito ai consumatori conferma che i problemi della filiera agroalimentare italiana restano tutti immutati. Ma questo esame richiederebbe troppo tempo per poterlo fare qui”.


Ultimo aggiornamento

18-10-2023 10:10

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