L’ho sorseggiato nei calici, assaporato nei piatti, respirato negli uliveti, studiato negli aromi, indagato nella produzione. Ho celebrato l’oro dell’ Umbria, quel cosiddetto olio nuovo che nei primi mesi di vita esprime al meglio le sue caratteristiche sensoriali e gustative perché, a differenza del vino, non è idoneo a invecchiare. E l’ho fatto zigzagando tra ulivi e frantoi, assaggi, lezioni degustative e cene di gala, bruschette tradizionali e gelati all’olio d’oliva, uova al tartufo bianco e bruschette al tartufo nero.

L’occasione è stata l’appena conclusa prima edizione dell’Anteprima olio e.v.o. Dop Umbria, organizzata dall’Associazione Strada dell’olio e.v.o. Dop Umbria in collaborazione con tutti i protagonisti del settore, oltre che con Chic–Charming Italian Chef (associazione di chef, pizzaioli, pasticcieri, gelatieri e panificatori italiani e stranieri che, in coincidenza con la tappa di fine anno del loro “In The Kitchen Tour”, si sono cimentati in una sorprendente jam session di improvvisazione culinaria a base dell’inscindibile connubio olio e tartufo), per presentare la nuova annata dell’olio extra vergine di oliva Dop Umbria, che costituisce il 9% della produzione totale regionale.

Una bella iniziativa appartenente al recente progetto “Il Turismo lungo le Strade dell’olio”, tra i borghi ad alta vocazione olivicola dell’Umbria rurale – primo tra tutti l’incantevole Montone, uno dei Borghi più belli d’Italia, con i suoi appena seicentocinquanta abitanti arroccati intorno all’antico castello – e le cinque sottozone della Dop Umbria (Colli Assisi – Spoleto, Colli del Trasimeno, Colli Orvietani e Colli Martani), i monumentali ulivi secolari come quello di Macciano (foto in alto) che produce ancora attivamente i suoi frutti e le abbazie storiche disseminate qua e là come l’imponente e suggestiva Abbazia benedettina di San Felice,  a Giano dell’Umbria, che custodisce le spoglie del martire nella cripta sotto la quale il 30 ottobre, ricorrenza della sua morte, i fedeli passano ancora in ginocchio secondo l’antica usanza, e sfoggia nel chiostro seicentesco affreschi con scene della sua vita e morte. Una chiave turistica che vale davvero la pena sperimentare, in questa Umbria incantevole in cui, se è vero che storia e gusto, arte e natura, cultura e tradizioni si ritrovano sempre indissolubilmente legate, è fuor di dubbio che, condite dal suo preziosissimo oro, abbiano, è proprio il caso di dirlo, perfino quel pizzico di sapore in più…

TRE ESPERIENZE DA NON PERDERE IN ZONA

Una visita al Museo dell’Olio e.v.o. di Montecchio, presso il Vecchio Frantoio Fratelli Bartolomei di proprietà e gestione familiare, che espone strumenti autentici e foto originali, tra cui una singolare raccolta di orci dal Seicento all’Ottocento e una rarissima pressa del XVI sec; durante il periodo della produzione, da inizio ottobre a fine novembre, organizza ogni weekend “I giorni dell’olio nuovo” con possibilità di visitarlo, assistere alla raccolta e alla lavorazione, pranzare e cenare con prodotti tipici incentrati sull’assaggio dell’olio nuovo, mentre nel resto dell’anno propone esperienze individuali e di gruppo con visita al museo, relax all’aperto tra gli ulivi e degustazioni.

Un’esperienza completa da Giuliano Tartufi, consistente nella cerca del tartufo con i cani nel bosco, seguita da una visita all’azienda e al laboratorio per scoprire tutte le fasi della filiera produttiva del pregiato fungo ipogeo, e infine da una gustosa e prelibata Colazione del Tartufaio tematica, con bruschette, piatti di portata stagionali e dolci, tutto nell’arco di una emozionante mattinata; è anche possibile acquistare diverse specialità gastronomiche di produzione propria a base di tartufo.

Una cena al minuscolo ristorante LocAle di Pietralunga, piccolo borgo dalle origini romane ma dall’impronta prevalentemente longobarda situato sulla Via di Francesco, dove assaggiare specialità prettamente territoriali come il tartufo, la patata bianca e le visciole (ciliegie selvatiche): vi consiglio senza dubbio gli gnocchi di patata bianca al tartufo bianco, il vino-liquore Sollucchero fatto con le visciole, e la birra di patata bianca (ho imparato proprio qui che con il tartufo nero si utilizza l’olio e con il bianco il burro).

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