Alla scoperta di località ricche di storia, con ottime aziende agricole e vitivinicole

Che l’Umbria sia una regione ricchissima di arte, storia e cultura, è cosa ben nota. Cuore verde d’Italia, patria di santi, è una delle mete del turismo italiano e internazionale. Turismo che a maggior ragione apprezzerà un suggestivo itinerario tra bellezze naturali e artistiche, arricchite da ottime degustazioni enogastronomiche. Perché l’Umbria è una regione che vanta originali vitigni, ottime cantine e un forte Movimento del Turismo del Vino, una delle derivazioni regionali dell’associazione no profit che racchiude oltre 1.000 delle migliori aziende vitivinicole e distillerie italiane e promuove la cultura del vino e le visite nei luoghi di produzione per far conoscere le aziende ed i territori.

Cominciamo da Amelia, in provincia di Terni, vicino al confine con il Lazio, città di storia antichissima, secondo la mitologia fondata dal re Ameroe. Tra le numerose testimonianze del suo passato la cinta muraria, con quattro delle sei porte originarie ancora utilizzate, la monumentale cisterna romana, del I secolo a.C., costituita da dieci vani, testimonianza dell’ingegneria idraulica romana. Famosa la statua bronzea di Germanico Giulio Cesare, noto condottiero romano, una delle poche rimaste al mondo ed unica nel suo genere. L’agricoltura costituisce da sempre l’attività principale del territorio amerino, citato già dagli autori latini Varrone e Columella per la particolare disciplina e cura delle coltivazioni. Virgilio, nel primo libro delle Georgiche, ricorda la pazienza con la quale i vignaioli del tempo si dedicavano, in questi luoghi ameni, all’arte della coltivazione della vite. E oggi, dunque, ecco le eccellenze presenti.

L’Azienda Agricola Zanchi si trova sul percorso della Strada dei vini Etrusco Romana, in una suggestiva zona collinare, dominata dall’antica casa padronale e dal complesso delle cantine, in cui da cinquant’anni la famiglia Zanchi produce vini esclusivi e dalla spiccata identità territoriale. Pioniera della vinificazione sulle colline di Amelia, l’azienda Agricola Zanchi, nata nel 1970, è oggi in mano alla famiglia, giunta alla terza generazione, che ha creato negli anni le etichette più rappresentative di questo territorio, esaltando le caratteristiche di diversi vitigni: il Ciliegiolo vinificato in purezza, il Grechetto, l’Aleatico, la Malvasia, il Trebbiano e il Sangiovese traducendoli in vini (6 bianchi, 4, rossi, 1 rosato ed 1 vino dolce aleatico), dalle caratteristiche uniche risultato della continua ricerca in vigna ed in cantina (www.cantinezanchi.it).

Procediamo su Narni, la cittadina caratterizzata da forti connotati medioevali e originalissima nella parte sotterranea, un insieme di ipogei scoperti negli ultimi anni. La visita guidata di un’ora inizia dal complesso conventuale di S. Domenico con l’ingresso in una chiesa del XII secolo, scoperta solo nel 1979 da sei giovani speleologi, che conserva affreschi tra i più antichi della città. Attraverso un varco nella muratura si passa in un locale con una cisterna romana, probabilmente resto di una domus. In questa sala, grazie a degli effetti speciali, si potrà entrare in maniera virtuale nei cunicoli dell’acquedotto Romano della Formina. Subito dopo, percorrendo un lungo corridoio, si giunge in una grande sala, dove avevano luogo gli interrogatori del Tribunale dell’Inquisizione. Quest’ambiente è chiamato Stanza dei Tormenti nei documenti ritrovati negli Archivi Vaticani e al Trinity College di Dublino. I graffiti della piccola cella adiacente documentano le sofferenze patite dagli inquisiti, uno Azienda Agricola Zanchi dei quali ha voluto lasciare un messaggio attraverso un codice grafico, con simboli alchemico massonici. Nei pressi di Narni a Ficulle consigliamo di visitare Castel Noha delle Aziende Agricole dell’enologo Valentino Cirulli e la tenuta Vitalonga.

Le Cantine Castel Noha, caratterizzate da un alto valore tecnologico ed innovativo nel pieno rispetto dell’ambiente hanno una lunga storia, fatta di passione e dedizione per il vino. Una storia e una filosofia che si rinnova di giorno in giorno grazie ad un progetto enologico con una visione moderna ed altamente innovativa del lavoro in cantina. L’azienda impianta vitigni internazionali in un territorio diverso da quello di appartenenza, rispondendo all’idea di un’interpretazione differente e nuova dei vigneti classici (www.castelnoha.com).

Sempre a Ficulle, su un versante benedetto per la produzione di grandi vini della colline dell’Alto Orvietano, al confine ovest dell’Umbria con la Toscana, c’è la Tenuta Vitalonga, di proprietà della famiglia Maravalle, immersa in un contesto naturale di straordinaria bellezza e certificata biologica dal 2018, che coltiva varietà come Sangiovese e Montepulciano, Merlot e Cabernet. La Tenuta Vitalonga, oltre alla cantina visitabile, ha anche un ristorante in cui sono utilizzate le materie prime coltivate negli orti della tenuta (www.vitalonga.it).

A Magione, comune della provincia di Perugia, situato su una collina della sponda orientale del lago Trasimeno, non si può perdere la visita del Castello dei Cavalieri di Malta e la sua cantina, un complesso fortificato utilizzato dai viandanti che, lungo la Via Romeo Germanica, desideravano raggiungere Roma o Gerusalemme. I documenti più antichi che menzionano la struttura ospedaliera gestita dai cavalieri gerosolimitani risalgono al novembre 1171. Il Castello è al centro di una vasta tenuta agricola e vitivinicola la cui attività è gestita dalla Società Agricola e Vitivinicola Italiana, Sagrivit (www.sagrivit.it).
E arriviamo così alla splendida tappa di Orvieto, che sorge nel sud dell’Umbria su una rupe di tufo, a dominare la valle del fiume Paglia. Anche questa una città nobile e antichissima, come testimonia il suo stemma, suddiviso in quattro simboli sormontati da una corona. Imperdibile il Duomo, capolavoro dell’architettura gotica dell’Italia Centrale. La facciata, particolarmente armoniosa ed equilibrata, presenta quattro contrafforti verticali a fasci, terminanti ciascuno con una guglia: i tre triangoli delle ghimberghe sono ripetuti dai 3 triangoli delle cuspidi, tutti e sei i motivi a delimitare la doppia cornice quadrata che racchiude il rosone. Le strombature dei portali, i bassorilievi ai loro fianchi, la loggia, il rosone, le edicole, le statue, i fasci dei pilastri, e infine le guglie creano motivi a rilievo che ben contrastano con la superficie piana e rilucente dei mosaici. Eccezionale il rosone, opera di Andrea di Cione detto l’Orcagna. In zona meritano una visita da buongustai Le Cantine Neri, a Bardano, a pochi passi da Orvieto, in un luogo da sempre vocato alla viticoltura (www.cantineneri.it/).

Per un enoturista può essere sicuramente interessante visitare il Museo del Vetro nel comune di Piegaro. Il museo, allestito nella vecchia vetreria, testimonia l’importanza di questa attività fin dal Medioevo. Una risorsa ancora fondamentale per questo borgo: fuori del paese, infatti, esiste una cooperative vetraria (www.museodelvetropiegaro.it/).

Ed ecco l’ultima tappa del nostro itinerario umbro. É il bellissimo Castiglione del Lago, collocato su un promontorio della riva occidentale del lago Trasimeno. Che ci offre un panorama spettacolare dal camminamento che unisce il mastio della Rocca del Leone, fatta costruire da Federico II di Svevia alle sale di palazzo Corgna. É questo il palazzo più importante di Castiglione, abitato dalla potente famiglia dei Corgna, imparentati con uomini d’arme e cardinali. E’ forse l’unica piccola “reggia” esistente in Umbria, con bellissime sale affrescate dal Pomarancio con soggetti mitologici. Uno dei momenti perfetti per la visita sarà il tramonto, quando il sole scende dietro i merli e la superficie dell’acqua diventa rosa e viola, confondendosi con le striature del cielo.

Anche qui un’eccellenza vinicola. Nell’azienda Madrevite di Cimbano, frazione di Castiglione del Lago, composta da circa 60 ettari, di cui 11 vitati, che si estendono su tre diverse colline del Trasimeno, Nicola ha reimpiantato parte dei vecchi vigneti del nonno Zino, risalenti al 1978. Ricordiamo che la Madrevite è un antico arnese usato in cantina dai vignaioli umbri di un tempo per fissare l’usciolo alle botti colme di vino. Simboleggia il legame tra il passato e le tradizioni che, unite alle moderne pratiche agronomiche e di cantina, costituisce la vera essenza della produzione vinicola umbra. I protagonisti dell’avventura di Nicola sono il Gamay del Trasimeno, il Trebbiano Spoletino, il Grechetto e il Sangiovese, veri interpreti di un inestimabile patrimonio fortemente identitario (https://madrevite.com/).


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