Continuiamo la descrizione dei vini dell’Umbria con l’annata 2018 di Montefalco Sagrantino DOCG e le nuove annate delle denominazioni del territorio di Montefalco e Spoleto, che sono state presentate alla stampa specializzata nazionale e internazionale. Dopo il successo della scorsa edizione, l’Anteprima Sagrantino, sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti relative all’emergenza Covid-29, si è svolta in tempo ancora primaverile quando Montefalco si presenta in tutta la sua bellezza, riuscendo a suo modo a restituire alla stampa una visione completa delle nuove annate e del territorio attraverso tasting e visite in cantina e ai territori.


“Anteprima Sagrantino si conferma un appuntamento di grande attrattiva per la stampa, in particolare quella internazionale – ha affermato Giampaolo Tabarrini, p¬residente del Consorzio Tutela Vini Montefalco – Al centro i vini di Montefalco, come ovvio, ma il nostro obiettivo è anche quello di presentare in maniera integrata tutto il territorio. L’Umbria, in tutte le sue declinazioni, riscuote curiosità e interesse sui mercati internazionali, perché il collegamento tra territorio e produzioni vitivinicole funziona ed è vincente. Anteprima Sagrantino è una vetrina importante per Montefalco e i suoi vini, in un periodo dell’anno in cui la bellezza dei luoghi viene esaltata da una condizione ambientale gradevolissima che valorizza ancora di più il paesaggio, la storia, l’arte e l’architettura che si fondono in un unicum di potente suggestione”.

La valutazione dell’annata 2018 di Montefalco Sagrantino Docg è stata espressa in centesimi, approfondendo i singoli parametri che compongono il giudizio complessivo, anche grazie al lavoro della Commissione esterna, composta da giornalisti e sommelier di rilievo nazionale ed internazionale, che hanno affiancato quella tecnica nell’esame della nuova annata.

Si chiama “Anteprima Sagrantino”, ma quella organizzata a Montefalco è, oramai, una rassegna dei vini più importanti di Montefalco (ed anche di Spoleto) e il “re” del territorio è ancora lui, il Sagrantino (vitigno riscoperto e rilanciato con spirito pionieristico da Marco Caprai, con investimenti importanti, fatti in tempi non sospetti e con ricadute benefiche su tutto il territorio).

L’evento principale è stato, chiaramente, la degustazione tecnica dei Sagrantino 2018, la nuova annata in uscita sul mercato. Molto più fresca e senza i picchi calorici della precedente, con un’estate che non ha mai evidenziato condizioni estreme. Condizioni ideali per una varietà tardiva come l’autoctono Sagrantino, che ha beneficiato delle temperature fresche di fine estate, condite da piogge sporadiche e buona ventilazione. In sintesi, la 2018 può essere considerata un’annata regolare e piuttosto classica, che ha permesso ai vignaioli di portare in cantina uve mature e con buoni livelli di acidità. I vini sono sembrati armoniosi ed equilibrati, senza eccessi aromatici, alcolici né fenolici. Intensi e dinamici, profondi, con trame tanniche quasi mai in eccesso.

Un giudizio confermato anche dalla Commissione “interna”, formata da tecnici ed enologi delle cantine associate, e di una “esterna”, composta ogni anno da giornalisti e operatori di rilievo internazionale che hanno assegnato 4 stelle (“annata pregevole”) per la 2018 e un punteggio specifico di 92/100.

Il principale organo di promozione turistica dei cinque comuni della denominazione Montefalco Sagrantino è l’Associazione Strada del Sagrantino. La DOC Montefalco e la DOC Montefalco Sagrantino sono state riconosciute nel 1979. Solo nel 1992 è stata riconosciuta la DOCG Montefalco Sagrantino. Nei 30 anni di DOCG la crescita del Montefalco Sagrantino è stata notevole: la superficie di vigneto iscritta a DOCG ha visto un incremento esponenziale che ha portato gli ettari del 1992, da 66 ettari a 390 ettari di oggi.

Sagrantino di Montefalco prende il nome dall’omonimo vitigno da cui viene prodotto e sembra non presentare alcun legame di parentela con nessun altro vitigno italiano. Coltivato da secoli esclusivamente nei cinque comuni della zona di Montefalco, il Sagrantino viene considerato autoctono, nonostante siano varie le ipotesi riguardanti la sua origine. Infatti il Sagrantino di Montefalco, ormai così rinomato, mantiene ancora una certa aura di mistero legata alle sue origini. Secondo alcuni è un vitigno autoctono ricollegabile alla varietà anticamente denominata Itriola, di cui parla Plinio il Vecchio nel libro XIV della sua opera Naturalis Historiae: "itriola Umbriae Mevanatique et Piceno agro peculiaris est". Mevania, anticamente capoluogo amministrativo dell'Umbria, era il nome latino di Bevagna, comune prossimo a Montefalco, il cui territorio, è oggi parzialmente incluso nel disciplinare Docg per la produzione del Sagrantino. Secondo altri, invece, l'uva sarebbe stata importata durante l'Alto Medioevo da monaci bizantini provenienti dalla Grecia e la sua relazione con un mondo in cui il "sacro" rappresentava l’essenza del vivere quotidiano spiegherebbe anche l'origine del nome. Entrambe le ipotesi risultano suggestive ma tutt'altro che comprovate, ma pure si può affermare che la contiguità con la sacralità monacale rimane una costante nella tradizione di questo vino, se è vero che proprio nel Medioevo i primi frati benedettini, ligi alla Regola dell’Ora et Labora, molto lavorarono per bonificare queste terre in stato di abbandono e probabilmente furono proprio loro a reintrodurre la coltivazione degli antichi vitigni.

Dal 2000 ad oggi la produzione del Sagrantino è quasi raddoppiata: da 660 mila ad oltre 1 milione di bottiglie. I viticoltori-imbottigliatori della DOC Montefalco e della DOCG Montefalco Sagrantino sono 76 di cui 61 sono soci del Consorzio Tutela Vini Montefalco. All’interno della Denominazione Montefalco, nel 2021 la produzione dei vini bianchi ha rappresentato solo l’8,98% della DOC. In particolare il Montefalco Grechetto DOC ha rappresentato il 7,2%, mentre, il Montefalco Bianco DOC ne rappresenta l’1,75%.

La DOC Spoleto è stata riconosciuta nel 2011. Con il Grechetto ed il Sagrantino, il Trebbiano Spoletino è l’altra varietà autoctona umbra, da sempre legata al territorio. Nel 2021 i viticoltori-imbottigliatori della DOC Spoleto sono stati 28. Nel 2021 la produzione di Spoleto DOC Trebbiano Spoletino Superiore ha rappresentato l’1% della DOC totale, mentre, la tipologia Spumante ha rappresentato il 5% e la tipologia Passito ha rappresentato lo 0,37% della DOC totale. Il Disciplinare prevede il territorio DOCG limitato a Montefalco, Bevagna, Guado Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, con una produzione massima di 80 q.li/Ha di uva, ed un tempo minimo di invecchiamento di 30 mesi, di cui almeno 12 trascorsi in botti di legno. Una storia straordinaria di lungimiranza, fiducia e lavoro è quella del Sagrantino, un vino da bere invecchiato, per dargli modo di controllare l’enorme potenza dei suoi contenuti polifenolici, di ammorbidire le sue punte, di svolgere tutta la sua potenza e la sua eleganza.

Nell’Anteprima Sagrantino la stampa nazionale e internazionale ha trovato collocazione nel palazzo comunale della “Ringhiera dell’Umbria”, trasformato in una splendida tasting room, e si è concentrata sulla degustazione dell’annata 2018 di cui vi abbiamo già dato notizie. 47 le aziende che hanno presentato i loro vini e 140 i vini proposti in degustazione, con l’ausilio di bravissimi sommelier, da scegliersi tra: Spoleto Trebbiano Spoletino DOC; Montefalco Grechetto DOC; Montefalco Rosso DOC; Montefalco Sagrantino DOCG (anche riserva) e Montefalco Sagrantino DOCG Passito.

Gli spazi non ci consentono di elencare i nomi dei vini ma riportiamo per chi vorrà fare delle scelte oculate tra i Montefalco Sagrantino DOCG 2018, i nomi delle aziende che hanno superato per mia degustazione personale i canonici 92/100: Adami; Antonelli; Caprai; Colle Ciocco; Colpetrone; Le Thadee; Lungarotti; Montioni; Pardi; Raina; Tabarrini; Coltibuono/Lunelli; Tenute Baldo e Terre de La Custodia.

E tra i Montefalco Sagrantino DOCG Passito: Caprai 2017; Briziarelli 2017; Bocale 2016; Colle Ciocco 2015; Dionigi 2016; Le Cimate 2014; Lungarotti 2015; Romanelli 2017; Terre de Trinci 2017 e Valdangius Angelina 2016.

In chiusura segnaliamo che come da tradizione, è stata anche presentata l’etichetta celebrativa dell’annata, realizzata da Alessandra Piccini, restauratrice ed illustratrice che ha lavorato nel mondo della moda per poi sperimentare la sua passione per il disegno anche in altri settori come la ceramica, le decorazioni su pareti e legno e il restauro.


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