Un territorio segnato dall’acqua, dal terremoto, dall’arte e dall’interesse di cinema e turismo


«In Valnerina esistono tre abbazie di eccezionale valore religioso, storico ed artistico tutte fondate da un gruppo di eremiti siriaci giunti in Umbria tra il V e il VI secolo: San Pietro in Valle si trova a Ferentillo; San Felice e Mauro a Sant’Anatolia di Narco; Sant’Eutizio a Preci. Quest’ultima abbazia ha subìto danni molto ingenti dal terremoto del 2016. Persa la torre campanaria, perse la grotta di Sant’Eutizio, la facciata della chiesa e altri parti del monastero», dice l’archeologo e ricercatore Sebastiano Torlini. Incassata nelle montagne tra Spoleto e Norcia, la Valnerina è ancora oggi luogo di meditazione (e riposo). Maestose abbazie e un centinaio di eremi, grotte e piccoli romitori, sono testimoni di una spiritualità mai assopita. Sono sparsi lungo il corso del fiume Nera (che dà il nome alla valle). «Una ventina, tra i più importanti per ragioni storiche e religiose sono ancora oggi frequentati dai fedeli», dice Torlini. Una terra ricca di acqua la Valnerina (sul Nera si allevano trote e le acque alimentano la cascata delle Marmore), di boschi e borghi turriti tornati a vivere e splendere con le ricostruzioni seguite ai terremoti degli ultimi trent’anni. Luoghi di silenzio, invitano alla preghiera e alla scrittura per chi mai avesse ambizioni letterarie.


LA SCABBIA E LO STORIONE, L’ERESIA E LO ZAFFERANO

Nella cripta della maestosa abbazia di Castel San Felice sono conservati i resti di due eremiti, Felice e Mauro (il padre).Arrivarono dalla Siria spinti da dissidi interni e si fermarono in Umbria per dedicarsi alla vita anacoretica e sconfiggere il feroce drago che con il suo alito nauseante devastava il luogo. Il trionfo di Felice (morto nel giugno 535) sul terribile animale è scolpito in bassorilievo sulla facciata dell’abbazia. Una metafora della vittoria del cattolicesimo sull’eresia. Una metafora della bonifica di un territorio paludoso, ad opera, tuttavia, di un nucleo di monaci benedettini. L’attuale chiesa è stata eretta nel 1190, più volte ritoccata è stata ripristinata in stile romanico nel1922 (dalla Soprintendenza ai Monumenti dell’epoca) e valorizzata per il Giubileo 2000.All’interno conserva un ciclo di affreschi del XV secolo e un segreto: una sorgente dove nuota uno storione. Leggenda vuole che quell’acqua sia miracolosa, le donne vi immergevano i figli per guarirli dalla scabbia. Il piccolo borgo di Castel San Felice è arroccato sulla collina, elegante e candido. Ai piedi si incrociano la ciclovia della Vecchia Ferrovia con la ciclovia del Nera (o Greenway del Nera). La prima segue parte del tracciato della ferrovia che dal 1926 al 1968 ha unito la Valle Umbra con la Valnerina servendo i paesi di mezza montagna. La seconda punta verso sud, fino alle cascate delle Marmore e al capoluogo Terni. Fanno rete con la ciclovia Assisi-Spoleto nel progetto SN365, direttive per un turismo slow su cui puntano giovani imprenditori. Luca e Marta Gianpiccolo producono marmellate e sciroppi dal sapore succulento (eccellente quello al sambuco) che vendono nell’azienda di famiglia: «Zafferano e dintorni». Dai campi ricavano erbe aromatiche e fiori, dall’orto le verdure che servono a clienti e biker. Il garage ha lasciato il posto alla Ciclostazione Valnerina di cui Luca è il re indiscusso. Si occupa del noleggio e della manutenzione delle MTB (anche elettriche) oltre a far da guida (certificato dalla Federazione Ciclistica Italiana) ai turisti meno esperti.


AMERICANI SPACCONI E CON LE INFRADITO

La cascata delle Marmore dista circa trenta chilometri. Vi si arriva pedalando sulla «Greenway» che costeggia la riva sinistra del Nera. La strada è bianca, ampia, in buone condizioni con il plus di scorrere per l’80% all’ombra di querce e pioppi. Alessandro Del Gallo è una delle guide del circuito SN365. Conosce ogni aspetto del percorso e la personalità di chi si mette alla prova. «Gli americani sono i più disubbidienti. Si presentano con le ciabatte infradito e sovrastimano le loro capacità — dice —. Quando non ce la fanno più smettono di pedalare. Per riportarli alla base devo tirarli con la corda». Il paesaggio è coinvolgente. Come acini di una corona, con un vivace gioco di specchi, lungo il Nera si susseguono borghi e borghetti turriti. Da Sant’Anatolia di Narco si vede Scheggino (il paese è attraversato da canali come una piccola Venezia e ospita un l’hotel diffuso e bike friendly Torre del Nera), da Scheggino si vede Ceselli e così di seguito: Terria, Macenano, Ferentillo, Montefranco (di fronte ad Arrone), Casteldilago, Collestatte e infine Marmore.


IL CHIOSTRO DI BRANCALEONE

A Ferentillo si lascia la «Greenway» per entrare nella Statale e svoltare in direzione dell’abbazia di San Pietro in Valle. La strada sale e si gioca con la potenza dell’e-Mtb, da eco a sport. «È l’abbazia più bella dell’Umbria», dice Sebastiano Torlini, autore della guida Abbazia di San Pietro in Valle (Ciabochi Editore) dedicata a questo luogo di culto amato dai duchi longobardi, signori di Spoleto. Alcuni sarcofagi di epoca romana racchiudono le loro spoglie. Una leggenda vuole che Faroaldo II abbia ricevuto da san Pietro l’ordine di recarsi in Valnerina per fondare in suo onore un’abbazia nel punto in cui avrebbe incontrato Lazzaro, un eremita siriano come Felice e Mauro. «Per evitare la successione violenta, i duchi longobardi iniziarono a ritirarsi a vita monastica e l’abbazia divenne il centro del loro potere», spiega Torlini. A rivelarne la ricchezza, un ciclo pittorico tra i più importanti del XII secolo con storie dell’Antico e Nuovo Testamento. «Forse studiato da Giotto, ispirazione per gli affreschi della Basilica di Assisi», dice Torlini. «Nell’immagine che ricorda l’arrivo dei tre Magi, ad esempio, l’ultimo monta un cavallo scalpitante, situazione pensata per creare un effetto prospettiva». Il chiostro ha accolto più set cinematografici: «Marcellino Pane e Vino», Don Matteo, La Piovra e il capolavoro di Mario Monicelli «L’armata di Brancaleone» con Vittorio Gassman, Catherine Spack e Gian Maria Volontè. Oggi, vi si svolgono eventi e cerimonie nuziali, fulcro dell’hotel di charme Relais San Pietro in Valle.


MARMORE, LA CASCATA DEGLI INNAMORATI

La «Greenway» termina sul parcheggio delle Cascate delle Marmore. Con i suoi 165 metri è tra le più alte d’Europa. Si forma alla confluenza del fiume Velino col Nera ed è artificiale. Nel 271 a.C. i romani iniziarono gli scavi del canale che avrebbe convogliato le acque della palude reatina fino al ciglio della rupe di Marmore, dove sarebbero poi precipitate con una spettacolare caduta. Oggi, il flusso della cascata è regolato da chiuse (parte dell’acqua viene utilizzata per la produzione di energia idroelettrica) che vengono aperte a orari stabiliti per offrire soprattutto agli innamorati uno spettacolo unico e romantico, possibile nei mesi estivi anche in notturna.


L’ACQUA SANTA DI POPOLI

Il turista che ha per obiettivo Norcia potrà rattristarsi di fronte alle ferite ancora evidenti causate dal terremoto del 2016. La facciata della Basilica dedicata a san Benedetto è sorretta da impalcature e dal rosone si vede il cielo. In città tuttavia, arrivano i pellegrini per intraprendere un cammino sulle orme del Santo, 300 km attraverso Umbria e Lazio fino al confine con la Campania. Un itinerario in 16 tappe che unisce i tre luoghi benedettini più importanti: Norcia (dove il Santo è nato), Subiaco (dove visse più di trent’anni) e Montecassino (dove scrisse la Regola). Nella campagna a pochi chilometri da Norcia, si trova Popoli, poche case e un cartello che indica la giusta via: «Per il cammino di San Benedetto sempre dritto. Tra 65 passi sulla sinistra c’è una fontanella con l’acqua santa di Popoli”. Benvenuti e buon viaggio.


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