Volgo lo sguardo verso il “Monte Testaccio”, o “Monte dei Cocci”, come viene popolarmente chiamato dai romani. Il monte è sorto da anfore di argilla, ovvero cocci depositatisi nell'area e databili tra il periodo dell’imperatore Augusto e la metà del 3° secolo a.C. Vi sono ammassati oltre 53 milioni di pezzi, trasportati qui dal Tevere in un’epoca in cui veniva definito come “Tevere blu” e “fiume storico”, un’epoca in cui era profondo e navigabile lungo tutto il suo corso. Con la mente mi sposto sullo stesso fiume, ma in Umbria, che costituiva il punto di partenza del trasporto in direzione di Roma. Partivano grandi navi con anfore colme di generi alimentari, olio di oliva, vino, in una regione dai paesaggi incantevoli, con ulivi secolari, ma anche vigneti. Era un momento in cui il Tevere era immenso, con un porto nel punto in cui desidero partire.

Mi dirigo quindi verso Torgiano, da dove partiva una preziosa bevanda, il vino. Se vuoi comprenderne la storia, ne hai a disposizione una lunga 5000 anni. Presso il Museo del vino, in questa splendida cittadina poco distante da Perugia, viene raccontato tutto ciò, ma proprio tutto, dalla presenza di piccole testimonianze del periodo etrusco, poi romano, fino ad arrivare ai giorni nostri. Ma qual è l’origine del nome di Torgiano? In passato vi era un castello, con un torrione conservatosi fino ad oggi. In un secondo momento venne forse aggiunto il nome del dio Giano e da qui la denominazione di Torre di Giano (Torgiano). Giano è la divinità romana più antica, protettore degli inizi di una qualche attività umana. Tipicamente viene raffigurato con due volti che guardano in direzioni opposte e che rappresentano l’inizio e la fine, l’entrata e l’uscita, l’interiorità e l’esteriorità. Proprio a Torgiano una donna, Maria Grazia Marchetti Lungarotti, ha voluto rendere perpetuo il legame con l’antica Roma, l’Umbria, ma anche con il mondo. Oltre a occuparsi assieme al marito Giorgio di viticoltura e produzione di vino, (dal 1965) ha intrapreso una nuova avventura: raccogliere testimonianze sul vino quale cultura della vita. Il suo intento era quello di preservare dall’oblio il legame tra vino e mitologia nel corso dei secoli, il modo in cui questo ha influito sullo sviluppo delle civiltà, il tipo di “dialogo” che vi era tra la vite e l’ornamento artistico dell’oggetto in cui il vino maturava, nonché per illustrare il rapporto appassionato tra il vino e l’amore...

La coppia di coniugi ha iniziato così a raccogliere oggetti in Umbria, nel resto dell’Italia e nel mondo. Percorrevano migliaia di km per ottenere oggetti pregiati nell’ambito di aste pubbliche. Nel 1974 hanno quindi inaugurato il Museo del vino, ospitato nelle venti sale del prestigioso palazzo storico Graziani-Baglioni del 17° secolo. La ricchezza e la varietà di tali testimonianze del passato del vino toglie il fiato. Tutto questo è disponibile in un unico luogo: dagli oggetti più antichi risalenti al 3° secolo a.C., passando per quelli dell’epoca dell’impero romano, le ceramiche medievali, di epoca rinascimentale, barocca, disegni e incisioni del 15° secolo fino a oggi, o ancora documenti e libri. In poche parole, qui si trova tutto ciò che ha rappresentato l’immaginario collettivo dei popoli attraverso i secoli, ma altresì un design moderno nei disegni di celebri artisti e designer. Il Museo del vino di Torgiano non è unico soltanto in Italia, bensì a livello mondiale, con i suoi 3000 oggetti classificati sulla base del sistema scientifico più avanzato e in collezioni tematiche. Il tutto è inoltre connesso dai fili culturali unici della viticoltura e del vino. Attraverso oggetti in ceramica, vetro, metallo, carta... “prendono vita” le attività e i mestieri agricoli, si percepiscono le stagioni in cui sono stati realizzati, sono visibili disegni raffiguranti il simbolismo cristiano, miti dionisiaci, simboli religiosi e popolari...

IL LAVORO È IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ
Parlando della storia di questo Museo è inevitabile parlare anche della storia della vita e della dedizione di una donna molto colta e dalla mentalità artistica, Maria Grazia Marchetti Lungarotti, nata in un’illustre famiglia nella località di Gubbio. Forte di una laurea in letteratura e storia dell’arte ottenuta presso l’Università di Roma, è mossa dal desiderio di risvegliare ogni aspetto della vita e della cultura, parla diverse lingue straniere... e la sua vita è caratterizzata da grandi sfide. Rimasta vedova da giovane dopo la morte prematura del marito, con un figlio nato e un altro in arrivo, Giuseppe e Teresa, ha comunque trovato la forza per continuare l’attività nella proprietà agricola e la viticoltura. Il suo esempio è unico non soltanto in questa piccola cittadina della provincia umbra. Rappresenta un’avanguardia intellettuale dando ai figli l’esempio attraverso il suo interesse appassionato per la musica classica, l’arte, la fotografia, la lettura dei classici della letteratura, in particolare francese, peraltro in lingua originale. Nel 1965 si è unita in secondo matrimonio con Giorgio Lungarotti e dalla loro unione è nata la figlia Chiara. La produzione del vino, di cui le figlie hanno portato avanti la tradizione, è stata coronata dal museo dedicato al vino. Collaborando con esperti, lei stessa lo è diventata. Era animata dalla curiosità di mettere in pratica ciò che aveva in mente, ovvero raccogliere e comporre un’esposizione museale. Benché abbia alle spalle molti viaggi e aste, così come problemi di salute che la accompagnano da anni nei suoi viaggi, pur se in età avanzata continua a essere attiva e non ha intenzione di fermarsi.

Tutto questo è stato premiato con riconoscimenti sia nazionali che internazionali. Tra i numerosi ricevuti, eccone alcuni di cui va maggiormente fiera: la medaglia “ai benemeriti della cultura e dell’arte” da parte del Presidente della Repubblica (1985), la proclamazione del Museo come “Migliore museo dell'anno” (2009), il prestigioso premio Prix d’Excellence Régionale ricevuto a Parigi (1992), il premio da parte dei corrispondenti esteri a Roma (2009) per la diffusione della cultura del vino; è inoltre membro del Consiglio italiano e internazionale dei musei. Ha diffuso la gloria dell’Umbria e di Torgiano nel mondo, ha dato vita a un Museo dove giungono visitatori da ogni angolo del nostro pianeta, ha realizzato un archivio culturale senza eguali per l’eternità, guidata dal motto della sua vita: il lavoro è il segreto della longevità!

“Nel lavoro trovo il modo per indirizzare la mia energia, e in questa maniera mi sento ogni volta più forte. Il lavoro è la mia energia”, dichiara Maria Grazia Marchetti Lungarotti.



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