Nel cuore verde d’Italia due piccoli borghi arroccati su ripide alture seducono gli occhi e il cuore. Soprattutto in estate quando alberi color smeraldo e fiori dalle nuances poetiche.


Panicale

Le sfumature della campagna umbra con quel fascino autentico e rigenerante catturano lo sguardo in una frazione di secondo. La pace e la tranquillità di questi luoghi riportano a tempi lontani. Fuori dalla frenesia, dal tempo che scorre troppo velocemente. Panicale è, su tutto, un incanto per gli occhi. Arroccata sulla cima di un’altura che domina la valle del fiume Nestore e la pianura del Lago Trasimeno, il piccolo borgo umbro conserva tutto il fascino di un’atmosfera medioevale.

Il paese di Boldrino, terribile capitano di ventura, un pugno di piazzette incorniciate da giri di ellissi concentriche, offre alcune meraviglie architettoniche che raccontano la bellezza di questo luogo. Come ad esempio, nel punto più alto del borgo, in piazza Masolino, il Palazzo del Podestà, edificato tra il 13esimo e il 14esimo secolo, splendido esempio dello stile gotico-lombardo, oggi sede dell’archivio storico e notarile che conserva alcuni atti risalenti addirittura al Trecento. Superlativa la Collegiata di San Michele Arcangelo, con la sua facciata in stile rinascimentale e gli splendidi interni barocchi che racchiudono alcune delle più belle opere della scuola del Perugino. Ed è proprio all’interno della Collegiata con il suo ricco patrimonio ecclesiastico, che trovò ispirazione Anita Belleschi Grifoni, una donna colta e raffinata ma anche molto intraprendente, che negli anni ’30 fondò una scuola di ricamo su tulle, la rinomata Ars Panicalensis, che sopravvive ancora oggi grazie all'opera di Paola Nesci, nipote di Anita, che ha reso possibile la realizzazione nel 2001 del Museo del tulle, dedicato proprio alla memoria della nonna e che presiede oggi l'Associazione La Trama di Anita che ha l'obiettivo di tramandare la tradizione del ricamo su tulle Ars Panicalensis. Ed è un altro nome tutto al femminile quello che guida oggi l'osteria Lillo Tatini, nel pieno centro di Panicale. Patrizia con la figlia Bianca accoglie i propri ospiti in quello che sembra il salotto di casa, con le madie antiche, i fiori secchi, le zucche, portando in tavola una cucina che parla di tradizioni e che profuma di zuppe calde di ceci e castagne, di cappelletti al tartufo Scorzone. Ed è alle pendici di Panicale che si respira tutto lo charme di un’antica residenza nobiliare settecentesca. Il Relais Villa Monte Solare è un’affascinante hotel diffuso, incastonato in 80 ettari di uliveti e vigneti, il cui interior gioca con eleganza tra grandi camini in marmo, decorazioni murali, pavimenti in cotto antico e arredi d'epoca. Un fascino ancora più visibile nella nuovissima Umbria Panorama SPA, un’oasi di pace all’interno dell’antica Limonaia della Villa, dalla quale si apre suggestivamente lo scenario naturale delle colline umbre. Un’esperienza unica per rigenerarsi e vivere ai ritmi lenti della natura.


Orvieto

È l'arte del ricamo e del merletto che crea un invisibile fil rouge tra Panicale ed Orvieto, piccolo borgo a forma di cuore aggrappato ad una rupe di tufo che domina tutta la vallata sottostante. Una storia che affonda le proprie radici nel popolo etrusco, come si evince dalla Necropoli del Crocifisso del Tufo, passa per l’Impero Romano e poi lo Stato Pontificio e che oggi, nel minuscolo villaggio medioevale arroccato su pareti a strapiombo, conta su un patrimonio artistico e culturale tra i più ricchi dell'Umbria. Come non rimanere affascinati dall’imponenza e dall’eleganza del Duomo di Santa Maria Assunta in Cielo che con la sua imponente facciata gotica, con i mosaici, i bassorilievi e le tre maestose porte bronzee svetta in tutta la sua austerità sulla vallata. Trecento anni ci sono voluti per l’opera iniziata da Lorenzo Maitani e conclusa da Ippolito Scalza. Sicuramente ben spesi, quando si ammirano gli interni dove spicca uno dei capolavori della pittura italiana, il ciclo di affreschi raffigurante temi legati al Giudizio Universale dipinto dal pittore Luca Signorelli, succeduto al Beato Angelico. Fu Papa Clemente VII, reduce dal sacco di Roma, a far edificare il pozzo di San Patrizio, un mirabile esempio di architettura scavato direttamente nella nuda terra, atto ad assicurare l’acqua alla città in caso di assedio. Alto circa 62 metri, largo circa 13 metri e illuminato da 72 scenografici finestroni, è formato da due scale elicoidali indipendenti che permettevano di scendere sul fondo per prendere l’acqua senza incontrare chi risaliva. Ed è ancora scendendo nei meandri della terra che si scopre una Orvieto inedita.

Un dedalo di cunicoli che portano alla luce 2500 anni di storia, un intricato labirinto di gallerie, cisterne, pozzi, cave e cantine che svelano una vera e propria città scavata nel tufo. Ma è lungo le stradine lastricate su cui si affacciano piccole botteghe che si scopre il carattere laborioso e instancabile degli orvietani. Non a caso il Santo Patrono della città è San Patrizio, il protettore degli artigiani. Entrare nelle botteghe di Manuela Ciotti e Loretta Lovisa vuol dire scoprire il prezioso mondo delle merlettaie che si tramandano una tradizione antichissima, l’Ars Wetana che riprende minuziosamente disegni di foglie di edera, di acanto e di vite, fiori, figure ed animali tratti dai bassorilievi trecenteschi del Duomo di Orvieto. Ed è ancora la storia, insieme all’arte e all’architettura, il comun denominatore dell’Hotel Palazzo Piccolimini, appartenuto alla famiglia papale dei Piccolimini.

Ambienti rinascimentali, medioevali ed etruschi si susseguono al suo interno lasciando spazio, però, all’eleganza di linee essenziali e contemporanee.

Orvieto e Panicale in fondo sono proprio questo: un incontro di storie e culture che hanno dato una forte connotazione all’ambiente e alle persone.


Questa pagina ti è stata utile?