Il cineteatro di Perugia riaprirà nel 2022, ma la destinazione d’uso è ancora incerta. Siamo entrati nell’immobile chiuso da otto anni per vedere cosa è rimasto.

I luoghi abbandonati raccontano molte cose. Credono di potersi sottrarre all’incertezza del presente e invece lo rispecchiano con sincerità disarmante. Si adagiano nel silenzio, ma non riescono a liberarsi degli echi del passato. L’inferriata dell’ingresso, ormai indurita, fa un forte rumore quando ci lascia entrare nel cineteatro Turreno, 3mila metri quadri in pieno centro a Perugia. Nella platea principale molte lampadine sono fulminate. La sala Turrenetta è al buio. Accanto al botteghino, il cartellone degli spettacoli è vuoto. Una sola parola è rimasta attaccata al velluto rosso: ‘Oggi’. ‘Oggi’ era il 19 gennaio del 2010, quando il cineteatro di Piazza Danti proiettò il suo ultimo film e chiuse i battenti dopo 130 anni di storia. Il ‘Domani’, invece, inizierà nel 2022. Le poltrone hanno lasciato il posto a un’enorme piazza. Ovunque, la polvere. Sul bancone, fra fogli e volantini, gli stampa-biglietti e gli attrezzi informatici che in dieci anni sono invecchiati di un secolo. Nei camerini deserti, solo qualche oggetto dimenticato dagli attori. Appoggiato su un muro, un cartellone ci ricorda di un festival estivo di film western.

Con il Pavone regno della prosa e il Morlacchi della lirica, il Turreno si affermò a Perugia come teatro popolare, sia per i prezzi che per il programma: varietà, balletti e cabaret richiamavano a Piazza Danti persone da tutta l’Umbria. E poi i concerti, da De Andrè a Lucio Dalla fino Lou Reed. E i film: con la sua enorme capienza faceva concorrenza a Lux, Lilli e Modernissimo. Negli ultimi anni i biglietti del mercoledì e giovedì costavano 2 euro e 50, e le riduzioni non si contavano. «È stato un grandissimo luogo di aggregazione e cultura – racconta Renato Locchi, ex sindaco di Perugia – e molti giovani delle periferie o dei paesi limitrofi venivano in centro soprattutto per il Turreno». I ristoratori del centro, come Gino Giannantoni, rimpiangono gli anni d’oro in cui interpreti e spettatori si riversavano nei locali dopo gli spettacoli. «Claudio Villa, che si era appena esibito al Turreno, si presentò da me per cenare dopo mezzanotte», ricorda Gino.

Anche la politica ha amato il teatro del centro, scegliendolo spesso come sede di manifestazioni ed eventi di partito. Il Caffè Turreno è stato per decenni il ritrovo privilegiato della sinistra perugina e dei suoi protagonisti. La chiusura del Turreno, pur rattristando la città, è avvenuta in un periodo di crisi e stanchezza civile, apparendo come l’ennesimo e inevitabile segnale della decadenza dei centri storici. L’impegno collettivo per la sua sopravvivenza è stato quindi limitato. E questo nonostante Perugia sia sempre più luogo di grandi appuntamenti musicali e culturali, spesso senza location adeguate. Nel 2013, però, l’intenzione di convertire la struttura in un parcheggio o in un centro commerciale, risparmiando semmai solo la Turrenetta, ha scatenato molti malumori ed è stata abbandonata.

Dopo una serie di annunci, progetti e smentite, la svolta è avvenuta nel 2018. La Fondazione Cassa di Risparmio, che ha acquistato l’edificio per quasi 3 milioni di euro dalla famiglia Pascoletti, lo ha donato agli enti locali: 1/3 alla Regione Umbria e 2/3 al Comune di Perugia. La donazione è stata condizionata all’impegno delle due istituzioni di destinare il bene a fini sociali e culturali, col preciso obiettivo di riqualificare il centro storico. La progettazione e la gestione del bene ricadranno sul Comune, ma la Regione potrà utilizzarlo una volta al mese. Alla presentazione della “Festa della Rete”, il 5 novembre 2018, è arrivato l’annuncio: il Turreno riaprirà a novembre del 2022 grazie a un cofinanziamento di Regione, Comune e Cassa di Risparmio. «I tempi sono lunghi ma necessari – ci spiega l’assessore regionale Antonio Bartolini, che ci ha accompagnato all’interno del teatro – perché qui bisogna fare tutto: analisi di vulnerabilità sismica, progettazione, gare d’appalto ed esecuzione». «Come Regione – avverte Bartolini - vigileremo affinché non si tardi ancora, e in ogni caso entro il 2023 dovrà farsi il rendiconto delle spese».

Ma il futuro del nuovo Turreno non è ancora stato definito con certezza. Per ora l’intenzione del Comune è di farne un luogo flessibile, deputato a musica e spettacolo così come a congressi internazionali o altri eventi. L’idea è quindi quella di installare delle poltrone a scomparsa per riavere all’occorrenza questo grande spazio piano. La fondazione “Sergio per la Musica”, dedicata a Sergio Piazzoli, organizzatore di eventi scomparso nel 2014, da tempo si candida ad animare la rinascita del Turreno. Il Presidente Virgilio Ambroglini vorrebbe farvi una “Casa della Musica”, «uno spazio per l’ascolto, la memoria e la registrazione di nuove proposte musicali», con la Turrenetta che diverrebbe «il museo dell’Umbria Jazz». La possibilità che il Turreno torni invece ad essere un cinema a tempo pieno è quasi del tutto esclusa. Il centro storico di Perugia, del resto, può adesso contare su ben quattro sale cinematografiche (Zenith, Sant’Angelo, Méliès e Postmodernissimo), il che è una felice rarità. Ma di certo l’ampiezza del Turreno potrà essere sfruttata per eventi come Umbria Jazz e Festival del Giornalismo e per alcune attività dell’Università di Perugia. Dopo un secolo di gloria, il Turreno potrà ricominciare la sua storia interrotta.

1871 Apre il primo Turreno, un anfiteatro in legno disegnato da Corioliano Monti. Si esibiscono soprattutto circhi equestri. 1891 Il teatro è interamente ricostruito su progetto di Alessandro Arienti. Cinque anni dopo ospita la prima rappresentazione cinematografica della storia di Perugia. 1926 La struttura è restaurata dalla famiglia Misuri, che dà incarico ad Adalberto Migliorati di decorare gli interni. 1953 Francesco Carloni, nuovo proprietario, trasforma il complesso in un moderno cineteatro con 2mila posti. 1990 I posti a sedere sono ridotti a 1200 ma viene aggiunta la sala Turrenetta. Si consolida l’attività cinematografica e continuano anche spettacoli e concerti. Il 29 maggio 1993 il Turreno è in diretta su raiuno per uno show del Bagaglino. 2010 Il Turreno chiude, indebolito dalla crisi del centro storico e del cinema. Negli anni seguenti si parla di una trasformazione in parcheggio o centro commerciale. 2018 La Fondazione Cassa di Risparmio dona l’immobile a Regione Umbria e Comune di Perugia. 

Catanelli: «Quelle sere indimenticabili di noi “ragazzi rossi”»

Se il cineteatro  di Piazza  Danti occupa  un posto rilevante  per la storia  di Perugia è merito  anche dell’attiguo Caffè  Turreno. Per quarant’anni il bar è stato  il vero e proprio quartier generale degli  esponenti della sinistra perugina, che lì si  incontravano legati da amicizia e passione  politica.  I frequentatori del Caffè Turreno, lontani  dagli altri ritrovi della destra e della sinistra  extra-parlamentare, hanno spesso scalato  le istituzioni pubbliche locali e nazionale.  Mauro Volpi, Paolo Vinti, Luciano Ghirga,  Renato Locchi. E anche Marcello Catanelli,  medico, scrittore, assessore al centro  storico del Comune di Perugia a cavallo  fra i due millenni. «Per me è difficile scindere  il Caffè dal teatro», ci dice ricordando  la scaletta costruita negli anni ’70 per collegare  dall’interno i due locali. «Andavamo  al bar tutte le sere, subito dopo cena. Ci si  trovava fra amici e compagni di ‘fede’ per  organizzare la settimana e intraprendere  infinite discussioni». Sono innumerevoli le  decisioni politiche prese in questo salotto  della Perugia rossa: alleanze, scissioni,  svolte politiche e sociali, legami nati e finiti.  «Era un luogo di tendenza, molto caratterizzato  a livello ideologico e vivissimo  sul piano culturale». È storico un discorso  di Enrico Berlinguer tenuto al Turreno una  mattina del 1974, di fronte a tutti gli amici  del bar. «Fu un momento indimenticabile,  esempio della vivacità politica del luogo»,  ricorda Catanelli.  Il Caffè Turreno ha chiuso nel 2012 per riaprire  pochi mesi dopo con una nuova proprietà.  Ma quella stagione gloriosa era già  finita. «La chiusura del cineteatro - nota  il medico, che possiede un ricchissimo  archivio di storia locale - è l’emblema del  progressivo decadimento culturale della  città. Perugia ha bisogno di un grande ‘politeama’  popolare come è stato il Turreno».  «La sua rinascita - dice infine Catanelli -  restituirebbe al centro storico un luogo dal  molteplice valore».    


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