Al centro del paese, l’Umbria tramanda segreti del Medioevo e di città con dislivelli impossibili, che si arrampicano su pendii seminati a vite e olivo. Segreti che vale la pena rivelare.

Con swing

L’Hotel Giò di Perugia rappresenta una proposta che include tre possibilità. Da un lato è un albergo tematico incentrato sul jazz. Dispone anche di una zona dedicata ad enoteca sostenuta solidamente da una cucina che si ispira al concetto di slowfood. Come estensione della prima, il suo centro congressi, con una capacità di 700 persone, si trasforma annualmente nella sede del festival jazz estivo, uno dei più prestigiosi d’Italia.

Una solida base

Il Brufani Palace, in pieno centro storico di Perugia, si estende comodamente sulle alture della Rocca Paolina e domina il più bel panorama della città. Come la Rocca Paolina, nascosta agli sguardi, occulta qualcosa di inaspettato: una piscina costruita sotto gli arconi degli antichi maniscalchi che ricordano in qualche modo i bagni turchi, ma che attraverso il pavimento trasparente svelano segreti etruschi.

Dietro le pareti

Un antico monastero di cappuccini, modificato e ampliato, è stato riconvertito in un hotel di qualità a Gubbio, con stanze spaziose distribuite in due aree diverse (quella dell’antico cenobio e l’ala nuova), un imponente centro fitness e una cucina per godere del famoso tartufo locale nelle diverse varietà, a seconda della stagione.

In campagna

Così si chiamano in Italia le zone agricole, piene di sole e, in questo caso, di uva che cresce su viti lavorate a forma di lira. La varietà locale più importante è il Sagrantino, nome che proviene dal suo utilizzo nella messa o forse dai seguaci di San Francesco che lo importarono dal Medio Oriente. A Montefalco possiamo assaggiarlo presso la società agricola Arnaldo Caprai e a Città della Pieve nella Cantina della Trasimeno con le sue cantine sotterranee.

Saper vivere

Non molto lontano da Perugia, su un altipiano con viste panoramiche, Borgo Brufa è un relais perfetto per chi cerca il relax. Le camere sono distribuite in casette indipendenti e tra le dipendenze comuni si evidenzia il centro benessere gestito dalla firma Umbria Benessere, di grande rilievo nella regione.

Senza sforzo

Così si superano buona parte delle distanze e dislivelli che non mancano mai nei paesi dell’Umbria. A Spoleto ci sono passaggi meccanizzati e ascensori, a Gubbio lo stesso e a Perugia scale mobili nella Rocca Paolina e il Minimetro per le distanze maggiori, una sorta di ferrovia urbana con vagoni di dimensioni ridotte e disegnato da Jean Nouvel, che serve ad unire l’antica acropoli con la zona residenziale.

Vicino

L’aeroporto di Girona unisce con voli diretti la Catalogna alla città di Perugia, il luogo giusto per fissare la base per l’esplorazione dell’Umbria. Delle loro tradizioni e dei servizi possiamo informarci al Salone Internazionale del Turismo di Catalogna fino al 19 aprile, fiera nella quale la città italiana ha un posto d’onore.

Perfetta imperfezione

Perugia è l’epicentro di un territorio sismico che contiene in onde concentriche città medievali costruite sopra reticoli di archi e gallerie, paesi che obbligano a muoversi, a spostarsi per catturare tutte le loro prospettive, considerato che quando furono concepite difettavano di piani urbanistici. Nell’irregolarità si radica la sua bellezza. E’ quel che succede nella piazza del capoluogo della regione, dove una fontana medievale creata da Giovanni Pisano si situa dove più le piace, tra la Cattedrale e il Palazzo dei Priori, un Municipio con un aspetto di fortezza che cattura la vista di chi gira per le vie del centro. Nella parte bassa dell’edificio e dietro le mura del Collegio del Cambio, una banca del passato, si nasconde dalla luce uno dei più bei cicli pittorici di Pietro Vannucci, Il Perugino, maestro di Raffaello. Lì dipinse personaggi dai visi rosei, amanti della buona tavola, che per i loro atteggiamenti potrebbero essere perfettamente contemporanei, dato il gusto attuale per i piatti conditi con tartufo e con Sagrantino. Meno colori troviamo sotto la Rocca Paolina, una serie di vie e negozi che furono abbattute e coperte con arconi per ordine di papa Paolo III, con l’idea di sostenere un castello. Quest’ultimo fu distrutto in occasione dell’unità d’Italia e i corridoi servono ora per mettere in comunicazione la parte alta della città con quella bassa.

Si eleva sopra imponenti archi, in questo caso a vista, anche il Palazzo dei Consoli di Gubbio, dal cui secondo piano sembra germogliare come una fontana uno scalone di pietra che sfocia nella piazza principale. Il palazzo del secolo XVI è fedele testimone del gusto per la libertà del quale sempre si è vantata la città e che le procurò episodi di lotta con Perugia e con altri potenze di questo e altri mondi. Di quei tempi Gubbio conserva centro storico impeccabile e tradizioni come quella degli sbandieratori che combattono senza violenza agitando le loro bandiere. A dire la verità, questa pratica è propria di tutta l’Umbria, così come quella di coronare ciascun insediamento urbano con un baluardo. Anche Spoleto possiede il suo, collegato da un acquedotto arioso al monte Luco. Alla città non manca fascino, anche se a Filippo Lippi, pittore del ‘400 italiano, non fece piacere morirvi. Per questo si ritrasse “facendo le corna” tra gli affreschi dell’abside della cattedrale, rappresentante la dormitio della Vergine. A Giotto e Cimabue, autori degli imponenti affreschi della Basilica di San Francesco in Assisi, non servì utilizzare un simile scherzo nelle loro opere, ricostruite pazientemente da Sergio Fusetti e la sua squadra in sette anni a partire dai 300.000 pezzetti di pittura nei quali si erano ridotte la cupola e la navata centrale durante il terremoto del 1997.

Cuore verde

La vicinanza degli Appennini, l’altitudine e un clima mutevole che mette in conto anche burrasche, giustificano l’appellativo di Cuore Verde d’Italia. In effetti, si trova nel cuore del Paese, tanto per motivi geografici che spirituali, quest’ultimi contraddistinti dal dualismo proprio del carattere dei nostri vicini. Per esempio, questa è la terra di San Francesco di Assisi, colui che parlava con gli uccelli e che compose l’ispirato Cantico delle Creature. A Gubbio negoziò col lupo affinché lasciasse in pace gli abitanti della città, sebbene vi sia chi riferisce il fatto non ad una bestia feroce ma a un signorotto feudale. L’Umbria è anche il luogo dove il cardinale spagnolo Gil Albornoz pose le basi per l’unificazione dello Stato Pontificio costruendo fortezze imponenti che servivano più per controllare e vigilare che per difendersi, da cui si deduce il carattere levantino e anticlericale di feudi come Perugia, città quest’anno invitata al Salone Internazionale del Turismo di Catalogna. Lì possiamo prendere pane sciocco o stupido, ovvero senza sale, perché gli abitanti si rifiutavano di pagare la tassa papale che gravava sul condimento. O anche la pasta strozzapreti ossia strangola preti, nome che si spiega da solo. Tuttavia l’influenza di Assisi sposta la bilancia a favore dei credenti…di qualunque confessione: Giovanni Paolo II invitò in due occasioni i rappresentanti di tutte le religioni a pregare in Assisi per la pace nel mondo. La stessa piazza antisismica che sta alla base della basilica di San Francesco è stata costruita con pietra di diverse parti del globo.


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