Perugia racconta la storia di più città che si sono avvicendate nel corso dei secoli: quella etrusca a quella medioevale, dalla passione per il cioccolato al jazz, dal glorioso rinascimento alla sua importante università per stranieri. Chi non conosce l'imponente Duomo di Perugia con la loggia dedicata al signore della città, Braccio Fortebraccio o la Galleria Nazionale dell'Umbria a Palazzo dei Priori? Perugia è un museo a cielo aperto nel centro della regione che è “il cuore verde d'Italia”. “L’Umbria sembra avere qualcosa di dolce e allo stesso tempo grandioso e romantico” raccontava lo scrittore Karl Philip Moritz. Non perdete la Perugia meno conosciuta: partite da una visita all'Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci con la gipsoteca e i gessi preparatori di importanti artisti come Antonio Canova o Michelangelo e i calchi originali di Della Robbia o del Partenone. Continuate con la visita della Chiesa di San Pietro, per scoprire un inquietante segreto: se arrivate all'altare dopo aver ammirato i quadri del Vasari, del Perugino e Guido Reni, voltatevi. La controfacciata di Antonio Vassillacchi detto l'Alliense con 300 personaggi dipinti, ricorda, ma solo giungendo quasi all'altare, il volto del demonio. Secondo la leggenda fu un modo per ricordare, in modo imperituro ai posteri, che il pittore non era stato pagato. Se amate i templari visitate il suggestivo tempietto di Sa Michele Arcangelo, interamente affrescato. Spostandoci da Perugia, al tempio di Clitunno, vicino alla fonte del fiume omonimo, troverete alcune delle più antiche pitture paleocristiane dell'Umbria, a Campello sul Clitunno.


Umbria, terra di grandi vini

Conosciuto il tutto il mondo il Sagrantino di Montefalco, vino rosso prodotto da uve Sagrantino, un vitigno unico che cresce solo nel territorio di Montefalco da più di quattrocento anni. Posta sulle alture della regione, Montefalco gode del titolo di “ringhiera dell’Umbria”, dalla sua posizione ci si perde in uno dei panorami più belli d’Italia. Il Sagrantino era il vino preferito daii benedettini che lo coltivavano per produrre un vino dolce destinato solo alle celebrazioni religiose. Tale importanza gli fu conferita probabilmente perché il sagrantino non offriva raccolti abbondanti, ma era carico di grappoli con acini piccoli dotati di una buccia spessa ricca di polifenoli che ben resiste all’attacco di muffe e parassiti: situazione ideale per ottenere buoni risultati con la tecnica dell’ appassimento. La lungimiranza dei monaci è arrivata fino al 1970, quando si è vinificata anche la versione secca. Sicuramente la cantina più rappresentativa del territorio è Arnaldo Caprai, con i suoi 174 ettari, di cui 160 di superficie vitata, la cantina che sta studiando il patrimonio genetico varietale di progenie di Sagrantino ottenute da seme e introducendo la vinificazione con l'innovativo programma “New Green Revolution”, il primo protocollo italiano di sostenibilità territoriale certificato in campo vitivinicolo. Su prenotazione si possono realizzare tour in cantina, degustazioni e picnic in vigna.

Fate un salto a Torgiano, piccolo borgo rurale tra Perugia e Assisi, troverete una tra le 34 migliori cantine d’Italia che “producono vini di livello mondiale” secondo Wine Spectator: è Lungarotti, 250 ettari di vigneti, dislocati tra la Tenuta di Torgiano (230 ettari) e quella di Montefalco (20 ettari) per un totale di 29 etichette. Giorgio Lungarotti è l’esempio concreto di come la valorizzazione di un territorio non passi solo dalla viticoltura di qualità, ma anche dalla capacità di costruire intorno al vino un circuito virtuoso fondato su ospitalità d’eccezione, tutela e valorizzazione del patrimonio storico e culturale, difesa della biodiversità ed esperienze autentiche a contatto con la natura. I suoi primi vini, “Rubesco” e “Torre di Giano”, nel 1968 valgono alla zona uno dei primi riconoscimenti a DOC italiani (Rosso e Bianco di Torgiano). La vendemmia 1964 sarà la prima di produzione del Rubesco Riserva Vigna Monticchio (Torgiano Rosso Riserva), una delle etichette umbre più famose nel mondo.


Nel 1974 Maria Grazia e il marito fondano il Museo del Vino di Torgiano (MUVIT), tra i primi e più completi al mondo, e nel 2000 il Museo dell’Olivo e dell’Olio (MOO) capitanati dalla Fondazione Lungarotti Onlus, attiva da oltre 30 anni nella promozione della cultura del vino dell’olio e nella tutela del patrimonio artistico e dei “mestieri d’arte” della tradizione umbra. Il Museo del Vino fa dialogare il vino e le arti decorative: giudicato tra i più interessanti e completi al mondo e definito dal New York Times come “il migliore in Italia” per la qualità delle collezioni artistiche, si snoda lungo 20 sale situate all’interno del monumentale Palazzo Graziani-Baglioni, dimora estiva gentilizia del XVII secolo.

In mostra, oltre tremila manufatti, reperti archeologici, attrezzi e corredi tecnici per la viticoltura e la vinificazione, contenitori vinari in ceramica di età medievale, rinascimentale, barocca e contemporanea, incisioni e disegni dal XV al XX secolo, testi di viticoltura ed enologia, tessuti ed altre testimonianze documentano l’importanza del vino nell’immaginario collettivo dei popoli che hanno abitato, nel corso dei millenni, il bacino del Mediterraneo e l’Europa continentale. Il Museo dell’Olivo e dell’Olio di Torgiano rappresenta una naturale evoluzione del MUVIT: ricavato in un piccolo nucleo di abitazioni medievali all’interno delle mura castellane, si articola in undici sale: un percorso che illustra le caratteristiche botaniche dell’olivo, le cultivar più diffuse in Umbria, le tecniche tradizionali e d’avanguardia di messa a coltura e di estrazione dell’olio, la storia e l’evoluzione delle macchine olearie, ma anche gli usi e le valenze simboliche, propiziatorie e curative attribuite all’oro verde nel corso dei secoli.


Particolarmente interessante, la sezione archeologica e quella “Olio come luce”, con una vasta collezione di lucerne a olio dall’età classica alla neo-classica. Simbolo di questa contaminazione tra arte e agricoltura, l’opera Triple Twist dell’artista Beverly Pepper, americana ma umbra di adozione, un obelisco di marmo di Carrara, alto 7 metri, che svetta in una triplice torsione a spirale per evocare la dualità della vite, sempre protesa verso l’alto ma anche ben radicata nella terra da cui trae energia e linfa vitale. Ma l'esperienza diviene completa a Poggio alle Vigne, agriturismo che esprime tutta la dimensione rurale e autentica della tenuta, in uno scenario paesaggistico di grande suggestione, dove ristorarsi dopo una visita alle due cantine.


A pochi passi, a Brufa, si sviluppa il percorso “Scultori a Brufa. La Strada del Vino e dell’Arte” , una mostra a cielo aperto dove contemplare sculture contemporanee realizzate da artisti di fama nazionale ed internazionale, che si snoda lungo il crinale della collina e nel borgo di Brufa. Un'esperienza artistica nata nel 1987, ogni anno, da allora, uno scultore viene invitato a esporre i propri lavori per le strade che dominano i vigneti e le piazzette del borgo, acquisendo un'opera per ciascun artista. Ultima tappa suggestiva per wine lovers è quella a Cantine Blasi a Umbertide, terra poco conosciuta per la coltivazione dell'uva, con l'obiettivo di valorizzare un territorio dalle potenzialità indiscusse. La cantina risale al 1742 e merita un viaggio nell'antica barricaia, parte della dimora dei Conti Bertanzi da sempre. Dal tunnel di barrique si accede a una cantina-atelier di notevole bellezza, dentro cui si può “rivivere” la storia del vino in un grande lavoro di recupero che va oltre, abbracciando anche una produzione di salumi e olio, tipica della zona. Il vino più significativo è quello che porta il nome della cantina: Blasi-Bertanzi, destinato all'invecchiamento. Blend di Merlot e Cabernet Sauvignon dal colore rubino e dal tannino morbido e dal finale lunghissimo al rabarbaro e liquirizia.


Perugia, una cucina dell'entroterra sincera e di corpo


In Umbria si mangia notoriamente molto bene, spendendo prezzi decisamente alla portata di tutti, sia nelle trattorie e negli agriturismi, sia al ristorante: una cucina ricca di cacciagione e animali da cortile, dove la brace è la cottura preferita. Sicuramente il piatto più caratteristico e pop è la torta al testo, una “piadina” dai natali antichi, al tempo dei romani l'impasto per questa particolare focaccia era cotto su un disco di laterizi, oggi diventato ghisa. Si chiama anche ciaccia nel nord del perugino o crescia a Gubbio. E c'è anche chi, da questo piatto apprezzato da tutti, ci ha fondato una catena che oggi arriva a nove locali, in tutta Italia: è Testone, che racconta in modo scanzonato questo piatto tipico. E questo discendente del pane azzimo e parente di primo grado della pita greca e del kebab, probabilmente introdotto dai bizantini, è tradizionalmente farcito di porchetta, salsiccia o barbozzo (ovvero guanciale di suino). L'arvoltolo è una pizzetta fritta, classico street food perugino, arvortolata, ovvero rigirata più volte per assicurare la cottura perfetta a entrambi i lati. L'Umbria è terra fertile per gli amanti dei salumi e la norcineria (di Norcia, non a caso) è famosa in tutto il mondo: salsicce di cinghiale, barbozzo, ciauscolo, capocollo e anche il meno conosciuto mazzafegato, presidio Slow Food, salsiccia di carne di maiale tritata grossolanamente, di colore scuro per l’aggiunta di cotenna e fegato e dal sapore aromatico dato da aglio, scorza di limone o arancio e fiori di finocchio. E per sgrassare ecco la bandiera, il contorno tipico umbro composto da peperoni verdi e cipolle. I legumi non mancano mai nella dieta perugina: dalla fagiolina del Trasimeno, alla fava Cottòra dell’Amerino, ottime le lenticchie di Castelluccio, fino alla Roveja di Civita di Cascia, da mangiare fresca o essiccata in formato polenta. Tra i primi piatti, non si possono non assaggiare gli spaghetti o strangozzi al tartufo nero oppure gli umbrichelli in salsa di Trasimeno. Per i secondi piatti, indimenticabili la “testina di agnello al forno, oppure anche il torello alla perugina.


Umbria e le sue perle gastronomiche: tartufi e cioccolato

Non molti associano i famosi Baci Perugina alla città umbra, da cui invece prendono il nome. Originariamente conosciuti con il nome di “cazzotti” sono diventati un’icona nel mondo.

La fabbrica della Perugina si trova appena fuori dal centro storico ed è possibile visitarla scoprendo la storia dell’azienda e, soprattutto, osservare la produzione dei baci e degli altri cioccolatini. La visita alla Casa del Cioccolato Perugina dura circa 1h 15min e percorre la storia del cioccolato al museo storico, la visita alle linee di produzione della cioccolata, una bella e ricca degustazione di prodotti Perugina, e infine l’accesso al punto vendita interno.


Altra perla gastronomica per cui l'Umbria è tra i maggiori produttori in Italia sono i tartufi: uno tra i maggiori produttori è Urbani Tartufi, dal 1852 a Sant’Anatolia di Narco, in provincia di Perugia, oggi presente con diverse sedi in tutto il mondo. Da visitare il Museo del Tartufo, nato da un’idea e da un lavoro incessante di ricerca di Olga Urbani, si trova nel cuore di Scheggino, piccolo comune umbro di 488 abitanti; intitolato alla memoria di Paolo Urbani, il grande padre che ha reso Urbani tra i maggiori player nel mondo del tartufo. Di grande interesse le testimonianze scritte di quella voglia di non sentirsi mai arrivati: fatture scritte a mano, telegrammi e lettere anche personali ricevute dagli Stati Uniti da parte di un ramo della famiglia Urbani, che vi si era trasferita per diffondere la cultura del tartufo a quel tempo sconosciuta e, soprattutto, tentare di venderlo oltreoceano. Oltre 100 anni di storia, dai primi passi mossi dalla famiglia Urbani nel passato, arriva fino alla “Confraternita del Tartufo”, nata negli anni ’80, e al riconoscimento del Cavalierato del Lavoro a Paolo Urbani nel 1996. Tra le esperienze indimenticabili, la caccia al tartufo per scoprire l'oro nero della terra insieme ai dolci lagotti, i cani da tartufo vocati per trovare queste preziosi radici, da prenotare direttamente da Urbani Tartufi.

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