Citato già da Cesare con l’appellativo di splendidissima colonia Julia oggi Spello, a giusta ragione, può essere indicato come uno dei Borghi più belli d’Italia, non solo per le antiche costruzioni che hanno conservato tutto il loro antico splendore, ma anche per le tradizioni ancora scrupolosamente custodite.

Situata a pochi chilometri da Perugia, ai piedi del monte Subasio dal quale si estraggono le pietre dal colore rosa, utilizzate per la costruzione delle caratteristiche case affacciate sulle vie strette e ripide, sulle piazzette nascoste, tra archi, terrazzamenti, torri e scalinate.

Tanta storia, tante leggende, tanti popoli e tanti eventi: prima gli Umbri, poi i Romani, quindi i Longobardi. Saccheggiata, devastata, lacerata da lotte interne, finché alla fine del Trecento, la Chiesa riesce a farle ritrovare una stabilità, affidandola alla famiglia perugina dei Baglioni.

E, tra tante leggende, la più inquietante racconta che in un posto vicino alla splendidissima Spello si trovava un monastero abitato da monaci piuttosto insofferenti nei confronti della popolazione, che spesso chiedeva loro di organizzare veglie di preghiera per propiziare un buon raccolto o per fare cessare la pioggia o per tante altre situazioni. I religiosi acconsentivano malvolentieri, spesso pensavano a tutt’altro e, addirittura, si dice fossero dei grandi peccatori, finché un giorno, forse per volere divino, il monastero fu colpito da una gravissima epidemia; in breve tutti i monaci morirono e anche il monastero fu distrutto.

Qualche tempo dopo, vedendo figure incappucciate che cantavano e pregavano con le fiaccole in mano, gli abitanti del luogo ritennero che fossero gli spiriti dei monaci costretti a compiere proprio quei riti che tanto odiavano da vivi. E ancora oggi, qualcuno racconta che continua a vedere la lugubre processione sul Monte.

Un’altra narrazione altrettanto fantastica, ma decisamente meno sinistra, si lega alla figura di Orlando, il Paladino di Carlo Magno che, durante una delle sue numerose avventure, sembra sia passato proprio da Spello. Nonostante la sua fama, alcuni popolani, non lo riconobbero e lo rinchiusero in uno stanzone presso una delle due Torri di Properzio che, da allora, è diventata la Prigione di Orlando. Una volta riconosciuto, fu liberato e proclamato protettore della città; tanti gli furono così fedeli e devoti che lo seguirono fino a morire con lui a Roncisvalle.

Entrare nel centro storico, varcando una delle antiche porte che si aprono sulle mura romane, come la monumentale Porta Venere, arricchita dalle antiche Torri di Properzio, significa rivivere quel passato straordinario attraverso gli austeri edifici come il Palazzo Comunale, il Palazzo Baglioni, il Palazzo dei Canonici, il Palazzo Urbani e le numerose chiese tra le quali la chiesa di Santa Maria Maggiore, custode della Cappella Baglioni con gli affreschi di Pinturicchio e del prezioso pavimento di maioliche di Deruta.

Ogni passo è una pagina di storia, di tradizioni piene valori, ogni pietra irregolare e consunta dalle carezze di tante mani del passato è l’anima di Spello, ritenuta da anni la capitale dei fiori, grazie a uno degli eventi più suggestivi di tutta l’Umbria, l’Infiorata del Corpus Domini.

Così, secondo un appuntamento fisso tra maggio e giugno, le strade del borgo medioevale si trasformano in un immenso, spettacolare tappeto di fiori che supera un chilometro e mezzo, un’occasione che vede impegnati abitanti del paese e artisti, addirittura con un anno di anticipo. Si raccolgono erbe e fiori, si separano i petali secondo i diversi colori, si tritano erbe profumate e poi si cominciano a preparare quelle meravigliose composizioni di arte sacra che andranno a decorare le vie del centro. Un vero capolavoro, un palcoscenico fiorito quanto mai effimero che durerà solo il tempo della processione, poi svanirà, per rimanere sempre negli occhi di tutti i presenti, fino all’anno successivo.

Città d’arte e città di fiori, ma il fascino del borgo rimane, si respira sempre, non solo durante l’Infiorata, perché ogni vicolo è una realtà indipendente, che rivela la sua anima in un trionfo di piante, fiori, colori e profumi che inebriano a ogni angolo, in ogni stagione.


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