Le vie del Signore sono infinite, ma spetta ai suoi pellegrini il compito di migliorarle e valorizzarle. È il caso di Terni, seconda provincia dell’Umbria e una delle tappe principali del percorso dei Protomartiri francescani, i primi discepoli di San Francesco d’Assisi.

Rispetto alla più conosciuta patria del santo, come storica destinazione di pellegrinaggi e del turismo religioso nel Centro Italia, Terni è stata per anni sottovalutata. Oltre a essere la patria di San Valentino, ha rappresentato anche un luogo di origine, predicazione e passaggio per i primi francescani, che spesso visitavano la città anche solo come appoggio momentaneo prima di raggiungere Roma e il Papa.

Una storia quasi dimenticata, fino a quando fra il 2010 e il 2015 la Compagnia dei Romei di San Michele Arcangelo con il placet della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, guidata da Vincenzo Paglia, con la collaborazione determinante della Società Sviluppumbria, non ha istituito il percorso dei Protomartiri francescani, unendo quella di Terni alle altre tappe che coinvolgono paesi limitrofi come Narni, San Gemini, Stroncone e Calvi dell'Umbria. Ora Alessandro Corsi, insieme ad altri pellegrini volenterosi, ha iniziato però a segnalare alle istituzioni civili e religiose quanto si possa fare per migliorare la tappa ternana: «Come molti fedeli, abbiamo affrontato il cammino di Santiago e pellegrinato nei maggiori santuari europei, ma non è quello italiano popolo di santi, navigatori e poeti?» ha esordito Corsi. «San Francesco è patrono d’Italia e d’Europa. Rispetto alla sua fama nel mondo è ancora troppo il potenziale inespresso dell’Umbria. Da qualche anno possiamo godere del percorso dei Protomartiri, ma sono ancora molti i tratti di strada migliorabili nella tappa di Terni. Ad esempio diversi luoghi religiosi restano esclusi o non facilmente raggiungibili. Sono assorbiti dalle strade statali oppure da vecchie proprietà private, una condizione che non rende agevole il passaggio per i pellegrini».

Il culto di Santa Rita è a Cascia e quello di San Benedetto a Norcia, invece la realtà francescana non appartiene solo ad Assisi. In occasione dell’ultima visita pastorale dell’attuale vescovo di Terni Mons. Giuseppe Piemontese, alcuni cittadini della forania hanno sollevato la questione di luoghi sacri come il Santuario della Madonna degli Ulivi, dove non è ancora facile arrivare, soprattutto per delle persone a piedi. Questa è un'area inerpicata sulla montagna, proprio sopra la zona del quartiere di Borgo Rivo. Per queste persone più attente è un peccato non far valere tanta storia, nel momento in cui anche le reliquie dei Protomartiri sono oggi conservate nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova, nel centro di Terni. Oltretutto, avendo già il percorso, risulta una mancanza non riqualificarlo appieno.

Se da una parte gli enti locali non hanno obiettato l'iniziativa del gruppo di pellegrini, dall'altra però non è facile muoversi senza il loro aiuto, in ambiti dove una collaborazione bipartisan si rivela necessaria. Il Santuario è una tappa rilevante in quella che era l’antica strada percorsa dai santi e anticamente utilizzata quando nel Cinquecento si diffuse l’usanza religiosa del pellegrinaggio come viaggio materiale e spirituale di espiazione. In ogni paese della zona sono ancora presenti segni del loro passaggio, come chiese dedicate ai martiri e cicli pittorici come quello composto da 16 quadri più recentemente dipinti da Stefano di Stasio per Santa Maria della Pace. Un peccato quindi che la tappa del ternano rimanga fra queste la più trascurata, nel momento in cui turisti e pellegrini di passaggio lodano l'ambiente e l'accoglienza ricevuta, mentre la maggior parte dei ternani ne ignora quasi completamente l'esistenza. 

Nella forania della Madonna degli Ulivi Don Pio ha aderito con entusiasmo all’iniziativa: «Nel 2010 sono state riportate perfino delle reliquie da Coimbra, in Portogallo, anche se pochi qui lo ricordano. Terni deve essere riconosciuta maggiormente come meta di pellegrinaggio, perché nella storia dei santi e della Chiesa il tema del viaggio è sempre stato una costante, sia dal punto di vista fisico, sia da quello spirituale. Il nostro obiettivo concreto sarà migliorare il percorso in questo "punto debole" inglobato dalle proprietà private, spesso abusive, dalle strade statali dove passano le automobili, dai punti in cui la via è stata sommersa dal bosco. Questo è uno dei motivi che rischia di disincentivare maggiormente le visite dei turisti e il passaggio dei pellegrini in questa zona».

Una sfida non facile per la quale anche il Cai di Terni, attraverso Silvano Monti, ha dato la propria disponibilità a collaborare, ma che al momento deve ancora entrare in azione. 
«Spesso sono proprietà private di generazioni passate il cui possessore è venuto meno all’insaputa degli enti pubblici», ha spiegato Corsi. «Una serie di eventi difficilmente registrabili che a tutt'oggi perfino il Comune di Terni fatica a seguire». 

La storia di Berardo (Calvi), Ottone (Stroncone), Pietro (San Gemini), Accursio e Adiuto (Narni), che li ha visti nascere in questi luoghi, poi prigionieri nella Siviglia dei Saraceni e morire per vocazione in Marocco nel 1220, è conservata nell’Umbria meridionale, ma ha bisogno di maggior sostegno per poter essere rilanciata, soprattutto a Terni. 

I cinque martiri sono stati proclamati santi dal Papa francescano Sisto IV nel 1481. Poco meno di 600 anni dopo fra i documenti del pellegrino, previa registrazione nella Diocesi di Terni, ci sono le credenziali necessarie ad affrontare il percorso e un certificato di riconoscimento a pellegrinaggio compiuto. Da Terni a Stroncone, da Calvi fino a San Gemini per oltre 100km di strada. Nelle sei tappe consigliate, sono meta di visita, fra gli altri, lo speco di Narni, Santa Maria Assunta a Cesi, l’antica chiesa di San Damiano e abbazie come quelle di San Nicolò e di San Cassiano, oltre in teoria lo stesso santuario della Madonna degli Ulivi, in un contesto storico e artistico che va dall’Alto Medioevo fino ai nostri giorni.

Per raggiungere nel ternano tutti i punti sperati servirà però trovare alcune varianti per migliorare il percorso, perché le vie del Signore sono infinite, ma quelle dei santi avranno sempre bisogno degli sforzi continui e congiunti di pellegrini, parrocchie e istituzioni.


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