TESTATA: Plen Air

DATA DI PUBBLICAZIONE: Dicembre 2015

E’ un pazzo, un vagabondo, un fannullone che ha allontanato da un lavoro serio i suoi amici per restare a farneticare, senza arte né parte, su un impossibile futuro e un regno inesistente. E’ un sobillatore di folle, che vuole stravolgere l’ordine costituito. Uno che vive nel peccato, accompagnato da prostitute, indemoniati e peccatori, figlio di una gravidanza extramatrimoniale. E’ l’uomo dello scandalo. E’ Gesù di Nazaret agli occhi dei suoi detrattori, di tutti i contemporanei che lo maltrattarono, schernirono e denunciarono sino a condurlo all’estremo sacrificio. E’ la storia davvero curiosa che si racconterà quest’anno nel Pozzo della Cava a Orvieto, un presepe speciale che ogni anno sceglie un tema di narrazione insolito e un punto di vista non ortodosso per la presentazione della Natività.

Nel 2013 era stata la volta della fanciulla Miriam, una ragazza diversa dalle sue coetanee, che invece di immaginare assieme alle amiche il proprio matrimonio con un nobile cavaliere o un ricco mercante sognava di incontrare un angelo. Un cherubino, magari, con la veste bianca e grandi ali aperte in un abbraccio, come quello che accoglieva il visitatore all’ingresso. L’anno prima era stata la volta del falegname Giuseppe e della sua difficile scelta di un uomo del popolo, credente e padre inaspettato; nel 2014 quella del sorpreso e confuso frate Leone, che ha raccontato con originalità la nascita del primo Presepe di Greccio voluto da San Francesco per assopire la sua cocente delusione di non poter visitare la Terrasanta.

Si tratta di narrazioni e rappresentazioni intime e struggenti che offrono un’occasione speciale per visitare una grande struttura archeologica ipogea, l’antica sorgente etrusca fatta rinnovare da Clemente VII nel 1527 – subito dopo il terribile sacco di Roma – per dotare d’acqua la sua città-rifugio. Fu ampliata nello stesso periodo dei lavori per il più famoso Pozzo di San Patrizio, l’impressionante opera di Antonio da Sangallo il Giovane, edificata fuori le mura: 248 scalini per due rampe elicoidali a senso unico, che non s’incontrano mai permettendo così agli asini di far risalire le scorte idriche dai 64 metri della profondità alla superficie, senza intralciarsi nel cammino. Tutti gli anni, da dicembre a gennaio, le sette sale, le nove grotte, la cava di tufo del Pozzo della Cava e i cunicoli etruschi vengono animati dalle figure a grandezza naturale della Natività meccanica: la filatrice, il pastore, il fornaio, che compiono i gesti quotidiani dell’antica Palestina raccontando però visioni inaspettate e punti di vista solitamente inesplorati.

In realtà, nel periodo natalizio, tutta Orvieto si trasforma in un grande palcoscenico dedicato a rendere al meglio l’atmosfera dell’Avvento. Non solo i caratteristici vicoli del centro storico, arroccati sulla rupe di tufo, si popolano di Sacre Famiglie, mercatini d’artigianato e d’antiquariato, ma le piazze e le strade risuonano delle note inconfondibili dell’Umbria Jazz Winter, la versione invernale del più famoso jazz festival della penisola. Trombe e sassofoni si affollano per i concerti gratuiti delle street band ai piedi del duomo gotico dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, simbolo della città edificato nella parte più alta della rupe. La sua splendida facciata, istoriata di mosaici, si riflette negli ottoni lucidi e vibranti dei musicisti. La costruzione dell’imponente cattedrale fu commissionata da papa Nicolò IV nel 1290 per ospitare degnamente il Corporale, il panno che neppure trent’anni prima durante la Messa di Bolsena si era macchiato di sangue zampillato dall’ostia al momento della consacrazione. I lavori proseguirono per oltre tre secoli con cambi di stile, battute d’arresto, problemi tecnici e soluzioni innovative che oggi si armonizzano in un unicum inaspettato. L’interno della chiesa stupisce per i colori sgargianti e le prospettive originali degli affreschi dei maggiori maestri medioevali e rinascimentali; la cappella si San Brizio, affrescata dal Beato Angelico e da Luca Signorelli, è considerata uno dei capisaldi della pittura rinascimentale italiana.

Sulla Piazza del Duomo affacciano il Palazzo Faina (che ospita il Museo Archeologico con i ritrovamenti delle necropoli etrusche e una collezione di oltre tremila monete antiche) e i Palazzi Papali, che insieme al Palazzo Soliano e alla Libreria Alberi offrono la sede al complesso museale dell’Opera del Duomo; fa parte del medesimo circuito anche la chiesa di Sant’Agostino, dal lato opposto delle mura della città, che ospita le mostre temporanee.

Proseguendo su Via del Duomo, dove si trovano botteghe artigiane che lavorano le tradizionali maioliche orvietane, si raggiunge velocemente la Torre del Moro, simbolo del potere comunale eretto verso la fine del Duecento, quando si restaurò anche l’antico Palazzo Comunale (su Piazza della Repubblica, dove si trova anche la chiesa di Sant’Andrea) e si edificò il bel Palazzo del Popolo, nell’omonima piazza dove si tengono alcuni dei migliori concerti della stagione jazzistica). Scendendo verso ovest e verso Porta Maggiore si entra nel quartiere più antico, con il Pozzo della Cava, il Museo delle Maioliche, l’area archeologica e la chiesina della Madonna, anche queste dette della Cava. Sono degne di una passeggiata, perché ospitano tra l’altro piccoli presepi artigianali, le chiese di San Lorenzo de’ Arari sul lato meridionale e di San Domenico su quello settentrionale. La parte orientale, più comodamente raggiungibile dai parcheggi della stazione di Orvieto Scalo, è occupata principalmente dalla bella fortezza Albornoz, con i suoi giardini e Porta Rocca, e dall’imperdibile Pozzo di San Patrizio.

Fuori dalle mura e dotata tra l’altro di un piccolo ma comodo parcheggio, la Necropoli del Crocefisso del Tufo è un interessante sito di sepoltura etrusca che può costituire l’ultima tappa di una visita a questa sorprendente città umbra.

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