TESTATA: Corriere della Sera

DATA DI PUBBLICAZIONE: 8 marzo 2014

Per trovare un tartufo doc bisogna avere occhio, un cane dal fiuto fino e boschi genuini. A Vallo di Nera tutto questo c’è. Se venite con me, ne troveremo tanti...». Anselmo Benedetti, 41 anni, boscaiolo, agricoltore nonché capo campanaro del borgo perugino di 120 anime dove alla Chiesa francescana di Santa Maria, impreziosita da affreschi di scuola giottesca, i colpi al batacchio da secoli li sferrano addirittura coi piedi, ne dice poche di frasi, ma di sicuro è uomo di parola. Basta camminare accanto a lui e al suo cane per pochi minuti nelle foreste di querce e ontani che cingono la valle del fiume Nera, per trovare l’oro nero. Qui nel 1217 fu fondato il libero comune di Vallo, borgo fortificato a protezione della conca in cui scorre l’affluente più importante del Tevere, nel quale sfocia a Orte dopo essere nato sui Monti Sibillini. «Anche se vendo tartufi, posso dire che non è questo il vero tesoro del paese - assicura Benedetti -, e nemmeno la ragione per la quale io da qui non me ne sono mai voluto andare. Neanche dopo che il secondo terremoto, quello del 1997 seguito alle scosse terribili del 1979, aveva reso inagibili le abitazioni e costretto la popolazione a vivere nei container.

Tocchi questi tronchi, sente come sono belli al tatto- Respiri: come è buona l’aria...». Effettivamente, visto dal basso dalla ciclabile che corre lungo l’ex ferrovia Spoleto-Norcia (Il Perugino, tel. 075.5171847, organizza tour culturali a due ruote lungo questo bellissimo percorso) e anche dall’alto dell’Appennino Centrale che lo incornicia, Vallo di Nera, che nel Medioevo divenne rifugio inespugnabile dei governatori spagnoli a Norcia, sembra una bomboniera dalla sublime grazia, infiocchettata da quei nastri azzurri che sono il Nera e il Corno, amati dagli appassionati di rafting. Anche lungo le vie dell’abitato a chiocciola, tra le case in pietra ricostruite con un piano di recupero conservativo miracolosamente efficiente e rispettoso, si ha l’impressione di stare in un piccolo paradiso di cui si invaghì anche Franco Zeffirelli, che nel 1972 vi girò alcune scene di «Fratello Sole, Sorella Luna». «In altri paesi dell’Umbria tutto sembra laccato, finto. Qui invece, se passeggiate intorno alla splendida chiesa di Santa Maria o risalite le stradine sino alla parte più alta, vi sentirete invadere da un senso di bellezza - assicura Marco Speziale, veterinario 45enne -, e se ve lo dice uno che viene da Roma...». Speziale fa nascere i puledri di tutta la valle, pratica sci alpinismo e si arrampica sulle pareti di roccia dei Sibillini. «La vita qui è davvero più sostenibile. Quando uscivo di casa a Roma ero invaso da uno stress insopportabile. Traffico, rumori... Qui la natura è assordante solo coi suoi profumi e suoni. Ma non bisogna essere eremiti per scegliere Vallo, dove la media della popolazione ha più o meno la mia età. In 20 minuti raggiungi Foligno, in 30 Terni, in 40 Perugia». A contribuire a questo ripopolamento sono state anche e soprattutto le scelte assennate del Comune che tramite l’Università Agraria e l’Asbuc (Amministrazione separata di beni di uso civico) ha puntato molto sull’utilizzo collettivo di boschi, tartufaie e pascoli.

La terra qui è generosa, come gli animali. Oltre ai tartufi e ai salumi di norcineria, anche il pecorino e le caciotte di latte rappresentano prodotti di eccellenza che vengono esaltati due volte all’anno nelle manifestazioni di grande richiamo come «Fior di cacio» in giugno e «Festivallo» in agosto. A celebrare tutti i giorni le prelibatezze del posto ci pensa Cinzia Camagna, 45enne di Rieti, che col marito Paolo Brunelli gestisce la locanda ristorante Cacio Re, di proprietà del Comune e punto di ristoro per viandanti e viaggiatori. «Da dieci anni, facciamo laboratori di cucina, coltiviamo un frutteto per le marmellate che vendiamo. I prodotti qui sono tutti a... metro zero. Pochi passi e raggiungiamo l’affinatore dei formaggi o il salumaio. Mangiare il pane e la pasta fatta in casa, le lenticchie, il tortino di farro, zafferano e ricotta salata ti fa stare benissimo. Poi, per smaltire le calorie, usciamo a passeggiare e pedalare lungo i sentieri sino al bosco. E torniamo a casa con cesti di erbe e qualche tartufo. Ma adesso si sieda e mi lasci cucinare, così le faccio assaggiare il mio ragù».


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