TESTATA: Quattro Colonne

DATA DI PUBBLICAZIONE:26/2/2015

L’Umbria viene spesso immaginata, da chi non vi abita, come una regione felice ma al tempo stesso arretrata. Una sorta di comunità ideale, custode di usanze e tradizioni millenarie ma restia ad accogliere la modernità. Questo non essere al passo coi tempi viene spesso associato a tutta la provincia italiana. Ma l’Umbria in particolare sembra arroccata in un passato da cui non sa liberarsi. Come se le montagne e le colline che la circondano fossero barriere.

La via Francigena ieri e oggi – Passeggiando per la regione, però, ci si accorge che nei luoghi più legati alla storia e alla tradizione la spinta innovatrice è più forte. Infatti sono sempre più frequenti gli interventi che valorizzano le tradizioni, conservandole nella natura originaria o attualizzandole. E’ il caso, ad esempio, della via francigena, quel fascio di vie che, sin dal Medioevo, portava i pellegrini dal Nord Europa a Roma. Anche se il percorso originario non contemplava l’Umbria, dopo la morte di san Francesco molti fedeli hanno iniziato a passare per Assisi, con il desiderio di ripercorrere le orme lasciate dai calzari impolverati del Poverello. Dal 1994 la via francigena di san Francesco è diventata “itinerario culturale del Consiglio d’Europa”, proprio come Santiago. Per questo ogni anno migliaia di uomini e donne di tutto il mondo la percorrono per fare un’esperienza spirituale, ma anche per ammirare le bellezze che il paesaggio circostante offre. La natura è ancora oggi rigogliosa grazie anche all’impegno di associazioni, singoli e privati: molte strutture ricettive specializzate, ad esempio, mettono a disposizione dei pellegrini E-bike a scarsissimo impatto ambientale.

Eremi e santuari terapeutici – Proprio due associazioni del folignate, il Club alpino italiano e la Federazione italiana escursionismo, si stanno impegnando per dare visibilità a un luogo simbolo della tradizione: l’eremo di Santa Maria Giacobbe. Una perla del XII secolo scavata nel granito del monte di Pale, nel comune di Foligno. Corsi di alpinismo, cura dei sentieri, educazione ambientale e tutela della biodiversità servono a far conoscere, e rispettare, uno dei santuari più suggestivi della regione. L’ultimo eremita se n’è andato nel 1951 e la campana, oggi, suona solo il 25 maggio, in occasione della processione per la Santa Patrona. Ma l’instancabile Eraldo Stefanucci, un simpatico signore che abita nella frazione di Pale, accompagna i turisti su e giù per l’impervio (e incantevole) tragitto che conduce al romitorio. Al suo interno si trova il pozzo contenente l’acqua miracolosa che gli abitanti di Pale e Belfiore bevevano per guarire da reumatismi ed artrosi. Tra i santuari terapeutici della regione un caso singolare è quello di Cancelli, frazione di Foligno di appena tre abitanti. Qui la chiesa dei santi Pietro e Paolo è stata eretta per celebrare la capacità dei membri della famiglia Cancelli di guarire i malati di sciatica con l’imposizione delle mani. Oggi è Maurizio che porta avanti questa tradizione millenaria. La pratica di “farsi segnare” sembra fare a pugni con la scienza, ma tra gli attestati di gratitudine sono molti quelli a firma di medici guariti.

Il turismo spirituale – Tradizione e modernità, dunque, vanno a braccetto e, in alcuni casi, si confondono. Come nell’abbazia di Sant’Eutizio a Preci. Il complesso, nato accanto a piccoli cenobi scavati nella roccia nel V° secolo, oggi accoglie fedeli e laici per soggiorni spirituali. Sono molti gli ospiti che trascorrono le giornate in preghiera insieme ai due monaci che vi risiedono. La vacanza spirituale sta diventando una moda in Umbria. L’“Eremo delle grazie” sul Monteluco, residenza d’epoca costruita su antiche celle monastiche, offre ai turisti ospitalità e pace, all’insegna del lusso e della contemplazione.


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