TESTATA: Lavocedinewyork.com

DATA DI PUBBLICAZIONE: 1/2/2015

L’omaggio del fotografo americano Steve McCurry al capoluogo umbro. Terre di tradizioni antichissime, di paesaggi rurali e di tanti uomini e donne che hanno saputo scrivere la storia. E Perugia non è solo passato ma anche un presente fatto di creatività

Si alza una soffice bruma dall’alto colle su cui si adagia Perugia, ed ecco che quasi per incanto si evidenziano i piccoli tratti che distinguono uno delle più pittoresche città umbre. Un intricato reticolo di vicoli, viuzze, piazzette e scalette delimitate da cinque borghi, che si intersecano formando una stella, ognuno con una sua porta medioevale, lì dove un tempo furono quelle etrusco-romano. Porta Sole, Porta Sant’Angelo, Porta Santa Susanna, Porta Eburnea e Porta San Pietro, ognuna con i propri atout, racchiudono tali bellezze architettoniche, artistiche e religiose che il tempo qui potrebbe dilatarsi all’infinito.

Scegliere il periodo migliore per visitare la città non è facile. Impossibile non apprezzare fino in fondo i caldi  colori della natura autunnale che spennella i dintorni di ruggine, giallo ed arancione, oppure i verdi intensi e brillanti da cui spuntano gli acquerelli dei fiori che sbocciano in primavera. Uno skyline di rara suggestione per un luogo  che sembra fatto per perdersi e  poi ritrovarsi, in cui tutto parla di presente e passato.

 Il Medioevo sembra impresso in ogni anfratto della città, ma poi ecco i segni, le voci dei tanti uomini e donne, nobili e non, che hanno fatto la storia di questo borgo che oggi conserva un patrimonio pervaso di arte e cultura, e che, quasi da contrappunto a tutto ciò, veste i panni del futuro, delle next generation, del 2.0 che la rende tanto affascinante e sede prediletta di giovani universitari di tutto il mondo che qui trovano ispirazione.

La città del bacio al sapor di cioccolato raccoglie grandi e piccole storie fatte di passione, sacrificio ed estremo rispetto delle tradizioni, come ben sa il fotografo americano Steve McCurry, che qui ha immortalato una terra ricca di tempo, intrisa di echi di un passato millenario, fatto di solidi valori.

A Perugia l'arte è onnipresente. Come all’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci, detto il Perugino, sita nel convento dei Francescani di S. Francesco al Prato. Qui il passato risuona in ogni anfratto, ma in particolar modo nel Museo, riaperto nel 2012 con un nuovo allestimento, espressione di una intelligente selezione dell'imponente patrimonio storico-artistico sedimentatovi nei secoli. Lascia senza fiato la Gipsoteca  dove si innalzano in tutta la loro maestosità i Gessi michelangioleschi (Aurora, Giorno, Crepuscolo, Notte), calchi  dalla cappella Medicea di Firenze nel complesso della Basilica di San Lorenzo ed è impossibile non fermarsi a contemplare Le Tre Grazie di Antonio Canova, copia originale donata dall’artista che si innalza al centro del museo.  Ed è in queste mura che oggi, in uno degli Istituti superiori di Istruzione Artistica più antichi d’Italia, risuonano limpide e visionarie le voci di tanti giovani  dallo spiccato talento creativo.

Dolce e nostalgica e al contempo forte e determinata è la voce di Maddalena Forenza, ultima discendente famiglia Moretti Caselli, cinque generazioni di donne che dalla fine dell’800 si tramandano l’antica arte della pittura su vetro. Uno stile unico e molto personale ha dato alle vetrate artistiche da loro prodotte un’impronta indelebile.  Entrare nel laboratorio significa fare un tuffo nel passato e scorgere, all’interno di un edificio del ‘400, una miriade di fotografie, bozzetti e disegni delle vetrate eseguite, accanto a oggetti d’arte che testimoniano l’amore di queste donne per l’antico e il loro spiccato interesse per la musica e la fotografia.  Non solo. Nei locali che ospitano il laboratorio ecco pararsi davanti agli occhi gli strumenti, le fornaci e i colori grazie ai quali, oggi come allora, prendono vita tali masterpiece.

Prezioso ed unico è l’archivio storico dello Studio che abbraccia un periodo che va dal 1843 al 1983 in cui si scoprono  diversi carteggi con i committenti dei restauri e delle opere e i documenti relativi alla famiglia  che insieme ai periodici aprono un’ interessante finestra sulla vita di Perugia nell’800. Imperdibile.

 Più antica e di grande fascino  la prestigiosa location del laboratorio di tessitura Giuditta Brozzetti, niente di meno che la chiesa di San Francesco delle Donne, nome scelto non a caso dal momento che dall’insediamento delle monache benedettine, nel tempo l’elemento femminile è stato il fil rouge della sua storia. Figura di spicco dell’imprenditoria femminile perugina dei primi del ‘900,  Giuditta recuperò motivi e disegni tradizionali del territorio umbro dando vita nel 1921 al laboratorio  artigianale di tessitura artistica per gli arredi della casa. Oggi, grazie al paziente lavoro di Marta Cucchia, erede di questo prezioso patrimonio, la bottega rimane uno degli ultimi atelier di tessitura a mano su telai jacquard in Italia. Una profusione di arazzi, tende, tovaglie, copriletto in lino cotone e seta tessuti su antichi telai lignei settecenteschi e ottocenteschi. Lasciano senza fiato i ricercati con temi ornamentali ispirati alle stoffe etrusche le tovaglie Perugine, utilizzate nelle chiese come tovaglie d’altare, punto di forza della tradizione tessile medievale umbra.

Lo sguardo penetrante di McCurry non può non soffermarsi sui suoni e i colori di Umbria Jazz, l’evento in cui si intrecciano le note di musicisti affermati con quelle di stelle emergenti e giovani dal futuro molto promettente. All’apice della calda estate umbra risuonano in ogni dove il sax, la tromba e il contrabbasso dei grandi miti della musica jazz, e da qualche anno si ode anche il suono travolgente del blues e del rock. Miles Davis,  Jaco Pastorius e la sua band Weather Report, il grande trombettista Chet Baker e pure Santana, Stevie Ray Vaughan, Sting, Elton John sono solo alcuni dei grandi big passati di qui. Calcano la scena nel cuore della città, Piazza IV novembre, sicuramente una delle più suggestive d’Italia, su cui si innalza la trecentesca Cattedrale di San Lorenzo, nel cui chiostro si tennero ben cinque conclavi e i cui sotterranei racchiudono resti della civiltà etrusca e romana. Risalire alla luce del sole significa restare abbagliati dalla gotica silhouette di Palazzo dei Priori che allunga il suo fianco curvilineo su Corso Vannucci, il salotto buono della città.  All’interno, la ricca Galleria Nazionale umbra e il Collegio del Cambio, sede della corporazione dei cambiavalute. Qui l’emozione è immensa davanti ai  preziosi affreschi realizzati tra il 1498 e il 1500 dal Perugino, una delle più alte esemplificazioni dell’arte rinascimentale italiana.

Ma Perugia è anche terra di forti sapori e gusti intensi. Ed ecco che allora basterà riguardare la celebre foto del pranzo domenicale perché la nostra memoria ritorni con rimpianto e forse anche un pizzico di nostalgia  al calore del desco perugino. Tutt’intorno, gente vera, gente forte, gente che ancora sa sognare.

La mostra Sensational Umbria  promossa dalla Regione Umbria in collaborazione con il Comune di Perugia, raccoglie i 100 scatti del grande fotografo statunitense che narrano il viaggio che l’artista ha compiuto in Umbria in diverse occasioni e racconta il fascino che la terra e la gente di questi luoghi hanno esercitato su di lui.

Originario di Philadelphia, Steve McCurry è, da più di trent’anni, una delle voci più rappresentative della fotografia contemporanea, con oltre una dozzina di pubblicazioni e innumerevoli mostre in tutto il mondo. Da freelance intraprende una lunga serie di viaggi oltreoceano che lo porteranno in India, Pakistan e  Afghanistan. Ed è proprio qui che diventa testimone del conflitto con immagini che rivelano il volto umano di una guerra in corso. Ed è qui che scatta la celebre foto La ragazza afgana che in breve farà il giro del mondo.


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