Articolo finalista

TESTATA: In  Viaggio

DATA DI PUBBLICAZIONE: ottobre 2013

Papa Bergoglio ha scelto il giorno di San Francesco (4 ottobre), per visitare Assisi. E proprio come un normale turista anche lui avrebbe voluto vedere tutto, nonostante il poco tempo a disposizione: le chiese e i luoghi che segnarono la vita del santo poverello del quale ha preso il nome di papa Francesco, con percorsi a piedi, soste fra la gente e puntate fuori porta, nelle basiliche più lontane. Il rigido programma non glielo consente ma per molti versi è stato accontentato: la visita prevede San Damiano, Santa Maria Maggiore, piazza del Vescovado, Rivotorto, Santa Maria degli Angeli, San Rufino, la Porziuncola, la tomba di Francesco, la Basilica di santa Chiara e l’Eremo delle Carceri. Assisi è una città piccola ma ricca di attrattive, patrimonio Unesco dell’Umanità, per la sua complessità spirituale, artistica, storica e religiosa. Il nostro percorso segue quello papale, restando principalmente nel solco delle suggestioni francescane.

Dove parlò il crocefisso

Nella chiesa di San Damiano, appena fuori città, Francesco sentì parlare il crocefisso (“vai e ripara la mia chiesa che sta crollando”), dando una svolta decisiva alla sua vocazione e, qui visse e morì Chiara, la santa che interpretò al femminile il suo messaggio, dopo aver fondato l’ordine delle Clarisse. La porta della sua stanza è ancora lì, sulla parte più antica della facciata, mentre negli antichi ambienti conventuali si possono visitare l’oratorio, il chiostro, il giardino dove coltiva i suoi fiori, il refettorio, con il crocefisso che cambia espressione secondo le angolazioni da cui si guarda. Tutto intorno il silenzio della campagna  e un senso di pace che rimane dentro, via via che si sale verso la città circondata da mura e da boschi. Pochi minuti, e nella Basilica di Santa Chiara, gotica e leggera nei suoi rivestimenti di pietra bianca e rosa che cambia tonalità con le diverse luci del giorno, si posso riallacciare i fili delle emozioni davanti al crocefisso originale di San Damiano, custodito in una cappella laterale, e alla teca trasparente in cui riposa, incredibilmente intatto dopo precedenti sepolture, il corpo di Chiara. E più in là, verso il centro, la Cattedrale di San Rufino racconta di quando la santa di Assisi viveva qui, nel quartiere che all’epoca era il più prestigioso della città, con la sua famiglia nobile e benestante. Sotto il sagrato della chiesa, incredibile concentrato di tesori storici e artistici e di stratificazioni architettoniche che risalgono all’impero di Roma, ci sono ancora i locali il fonte battesimale dove lei e Francesco furono battezzati, mentre fuori la bellissima facciata romanica ripropone le atmosfere del tempo, e nell’Archivio storico la storia continua a scorrere all’indietro, con documenti liturgici e pergamene che risalgono all’anno 1000. Se si passeggia per le stradine, si arriva anche al quartiere dove visse Francesco da bambino e alla Chiesa Nuova, eretta nel 1600 su quella che viene indicata come la sua casa di famiglia.

Oltre i luoghi santi

A pochi passi dalla Chiesa Nuova si apre la bella piazza del Comune, cuore della città, con il Palazzo medievale del Capitano del Popolo (sede della Società  Internazionale di Studi Francescani), la torre merlata, il sorprendente Tempio di Minerva (I secolo d.C.), che sotto nasconde un grandioso sito romano, ma dentro è una chiesa barocca. Una pagina di storia, ancora una volta, che scopriamo piano piano  con l’aiuto del presidente della Pro Loco Francesco Fiorelli, e che prosegue dopo la cerchia più interna di mura con la piccola via di San Francesco, dove fra case-torre medievali e palazzi rinascimentali e secenteschi, negozietti e soste interessati come l’Atelier di Franco Prosperi (pittore e scultore) spicca il bel Palazzo del Monte Frumentario (XI secolo), utilizzato anticamente dalla Chiesa come riserva di semenza per i poveri in caso di cattivi raccolti e sede, oggi, di mostre temporanee.

La Basilica

Percorrere questa stradina fuori del tempo è un incanto e, nello stesso tempo, un preludio: in cima, sul colle un tempo chiamato “dell’inferno” (perché destinato alle esecuzioni capitali e proprio per questo indicato da Francesco per la propria sepoltura) c’è il più grande monumento sacro a lui dedicato, la Basilica di San Francesco, sdoppiata in due chiese sovrapposte. Attraverso il portico dei pellegrini, scelto da papa Bergoglio per la celebrazione della messa, entriamo con lo storico dell’arte Bernardino Servadio nella Basilica Inferiore. E nella penombra appare la più grande rassegna di creatività umana: volte, crociere, cappelle, decorazioni, affreschi. Sulle volte prevale l’azzurro del cielo stellato, nei transetti l’eleganza di Pietro Lorenzetti, autore degli affreschi sui miracoli di San Francesco e sulla Passione di Cristo, oltre che della famosa Madonna con bambino fra i santi Francesco e Giovanni Evangelista, che al tramonto si avvolge di luce. Al centro, sulla volta del presbiterio che precede l’abside secentesco, la figura bianca della povertà che sposa San Francesco in una delle famose allegorie (povertà, obbedienza, castità) di Giotto. E sempre di Giotto, presente con la sua scuola soprattutto in questa parte inferiore della basilica, gli affreschi della cappella di San Nicola, con i miracoli del santo. A pochi passi, la famosa Maestà di Cimabue, dove accanto alla Madonna con bambino e quattro angeli appare l’immagine più fotografata (e somigliante, secondo gli esperti) di San Francesco, e ancora più in là Simone Martini, nella cappella di San Martino. Un’ultima suggestione, la più tenera fra tanta grandiosità, nella cripta e nella cappella delle reliquie, dove ci sono la tomba e la tunica sdrucita del santo, e poi si sale nella Basilica Superiore, avvolta nella luce morbida delle vetrate. Sulle pareti, fra i vari affreschi, tutta la vita di San Francesco, con la famosa Predica agli uccelli di Giotto. E due crocefissi di Cimabue, bellissimi nonostante l’annerimento dei bianchi dovuto all’uso, negli impasti, dell’ossido di piombo.

Miracoli e rivoluzioni

All’interno, davanti alla bellissima facciata gotica, la vista spazia dai profili della trecentesca Rocca Maggiore, oggi sede di esposizione e mostre, alla valle sottostante. È qui, appena fuori dalle mura cittadine, che Francesco fondò la sua comunità, dopo la rivelazione del crocifisso. E la chiesetta della Porziuncola è ancora lì, inglobata nella grande Basilica di Santa Maria degli Angeli, a ricordare la rivoluzione del santo che predicò il valore della socialità e che proprio qui sostituì l’istituto del “perdono” a quello (remunerato) delle indulgenze. L’atmosfera di questa basilica, affollata da frati e permeata di serenità, prosegue nella cappella del Transito, dove San Francesco morì, e nel roseto, un tempo groviglio di rovi, dove si gettò per resistere alla tentazione trasformando miracolosamente le spine in rose.

Santuario di Santa Maria di Rivotorto

A quasi 5 chilometri da Assisi, il santuario ottocentesco di Rivotorto custodisce il Sacro Tugurio, dove Francesco visse i primi anni di comunità e compilò la prima regola francescana approvata poi da papa Innocenzo III (1209). Tre piccoli vani modestissimi, uno trasformato in cappella, cui si aggiungono 12 tele sulla vita del santo di Cesare Sermei, artista secentesco autore degli affreschi dell’abside nella Basilica Inferiore di San Francesco. Il luogo, vicino all’antico lebbrosario dove Francesco e compagni si recavano per portare assistenza e conforto, si lega all’episodio centrale nella conversione del santo: l’abbraccio con il lebbroso e la conseguente vittoria sull’egoismo e sulla paura del diverso grazie alla quale “ciò che prima sembrava amaro fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo”. Informazione: Santuario di Santa Maria di Rivotorto, via delle Regole 2, Rivotorto, Assisi, tel. 075.8065432; sanfrancescoassisi.org Orari: 7-12,15 e 14,30 -19,15.

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