A Roma spesso si consumano i fine settimana nella routine tipica della megalopoli. Tra rituali appuntamenti di onorato vicinato o liturgici programmi televisivi. Eppure basterebbe vincere una diffusa apatia o il non lasciarsi sedurre da alcune discutibili e diffuse attrattive metropolitane, per raggiungere ben altri ambienti. Incontaminati e non molto distanti. Capaci di svelare un fascino quasi mistico. Cristallizzato nel tempo. E di suscitare sensazioni ormai sopite.

Occasione per scoprire un lembo di Umbria lontano dai classici itinerari turistici, tipo Assisi, Todi o Perugia, ma non per questo meno pregna di motivi di interesse, può essere garantita dalla suggestiva “Festa del bosco” nel territorio del piccolo borgo medievale di Montone, poco più di un migliaio di anime inerpicate su un colle nell’Alta Valle del Tevere, nei pressi di Città di Castello.

Il bosco, si sa, è senza confini. Fisici e mentali. È grande come la curiosità di chi vi si immerge, avvolto dai suoi fitti misteri del creato che offrono la scenografia ideale per sortilegi di profumi e colori orchestrati da madre natura. Detto così, l’appuntamento nell’ambiente umbro evoca creature fatate, comunità di spiritelli, gnomi, elfi, folletti. Materiale da celluloide.

In realtà la saga della fantasia, nella selva di Montone, si accompagna ad una ghiotta realtà di una mostra mercato animata da prodotti locali. Delizie salate e dolci. In testa le eccellenze del bosco e del sottobosco, le castagne, i funghi, i tartufi e gli altri prodotti della macchia. Ma anche mieli, marmellate, salumi, olio della rara varietà “Gentile da Montone”. E vino, tanto vino, tra cui il Vinosanto da uve affumicate dell’Alta Valle del Tevere, oggi Presidio Slow Food. Tra i protagonisti in carne ed ossa, il Pastore di Montone, un esperto produttore sardo trasferitosi negli anni Sessanta in Umbria.

La festa si rinnoverà, in questo anno di pandemia sempre più sfumata, dal 29 ottobre al 1° novembre. Consacrando la sua trentasettesima edizione. Una tradizione particolarmente sentita dalla gente del luogo. Impreziosita dal ruolo degli straordinari artigiani umbri, dell’enogastronomia e del saper fare, che tornano a ravvivare le vecchie cantine che si affacciano nelle piazzette e nei vicoli del borgo. Ricami, oggetti in ferro battuto e in legno intarsiato, ceramiche d’artista costituiscono il censimento delle ultime aziende di produzione locale, un giacimento di abilità e di conoscenze.

Date da appuntare, dunque, per non rinunciare all’esplorazione di questo ciglio di Belpaese, all’insegna della conoscenza e del benessere e di un weekend rigenerante per tutti i sensi.

Come per ogni località della verdissima regione limitrofa al Lazio, l’unica del centrosud senza sbocchi al mare, Montone, che dal 2003 fa parte dei “Borghi più belli d’Italia” ed è Bandiera Arancione del Touring Club, ha uno dei punti di forza proprio nell’armonia tra uomo e natura. Qui un abitato ricco di patrimonio storico e artistico circondato dalle possenti mura è perfettamente integrato nella cintura di boschi collinari impreziositi da querceti e oliveti altamente coinvolgenti.


L’osmosi tra ambiente naturale e le tracce materiali della storia umana si concretizza negli scorci suggestivi di panorami mozzafiato, alcuni “istituzionalizzati” come belvedere. Vedute ancorate alle semplici case in pietra. Ai vicoli tortuosi, ombrosi e ben curati. Agli austeri tornanti che serpeggiano fino alla sommità del paese. Ai tanti gerani che presidiano le finestre. Agli edifici storici che destano la meraviglia della prima volta. Alle scalinate faticosamente inerpicate. Alle piazzette senza tempo. Si cammina, si respira a pieni polmoni, si osserva, si apprezza il piacevole imprevisto sedimentatosi nei secoli. Costantemente immersi nella storia.

Questo ameno villaggio, un vero e proprio gioiellino, racchiude, infatti, un millennio di vicende umane, su cui aleggia l’imponente presenza della nobile famiglia Fortebracci, a cui è dedicata la piazza principale del paese. La storica residenza della famiglia, posta nel cuore del borgo, è l’attuale Locanda del Capitano. Eroismo e crapula. Nel XV secolo il capitano di ventura Andrea, detto Braccio, provò senza successo a fondare uno Stato autonomo tra Umbria, Lazio e Abruzzo, sorta di separatismo ante litteram; il figlio Carlo nel 1473 sconfisse i Turchi al servizio della Serenissima Repubblica di Venezia, che per ringraziarlo gli donò, secondo la tradizione, una spina della corona di Cristo, oggi al centro della Festa della Spina che si celebra qui ogni lunedì dell’Angelo, con appendice ad agosto.

Della spiritualità del borgo, suddiviso nei rioni Porta del Monte, del Verziere e Borgo Vecchio, sono anche testimoni le splendide chiese. In testa quella gotica di San Francesco, edificata nel 1308 nel luogo dove un tempo si ergeva uno dei sei castelli costruiti a difesa dell’abitato. Il complesso religioso ospita numerosi affreschi, un museo di arte sacra (tra le opere il gonfalone di Bartolomeo Caporali raffigurante la Madonna della Misericordia e un gruppo ligneo del XIII secolo che ritrae la Deposizione dalla Croce) e uno etnografico – “Il tamburo parlante” – con oltre 600 pezzi provenienti dall’Africa Orientale. L’altare della chiesa è in pietra, realizzato nel XV secolo, il “Bancone dei Magistrati” in legno intarsiato e il portale ligneo sono del XVI secolo.

Altro importante edificio religioso è la Collegiata di Santa Maria e San Gregorio Magno del Trecento, restaurata nel Seicento, dove il lunedì di Pasqua si espone la reliquia della Sacra Spina.

Fuori dalle mura cittadine si trova la Pieve vecchia, con affreschi di scuola umbra nell’abside. Alla Chiesa della Madonna delle Grazie, sempre fuori le mura, è collegata la leggenda del costruttore, un uomo che volle farsi perdonare dall’aver scagliato un oggetto contro l’immagine della Madonna. A sei chilometri dal centro abitato la Rocca d’Aries è stata riportata al suo antico splendore grazie ad un sapiente restauro.

Tutto questo ed altro ancora si può visitare a due ore e mezza da Roma. Per una giornata diversa dal solito.

Un consiglio finale. Dal momento che l’Umbria è una delle regioni con la più sana imprenditoria, spesso tramandata di generazioni in generazione con radici che si perdono nel tempo, nella minuscola Montone c’è uno stabilimento che merita di essere visitato. E’ quello della Salpa Special Food, industria dolciaria che in linea con la tradizione regionale, da oltre ottant’anni produce ottimi biscotti da gelato. Ma non solo. Anche coperture di cioccolato e prodotti gluten free.

Dalla Capitale si può raggiungere Montone attraverso l’autostrada A1 fino ad Orte, quindi con la Superstrada E45 direzione Cesena. Da Bologna-Firenze, sempre con l’autostrada A1 ma fino ad Arezzo, quindi Superstrada 73 in direzione Città di Castello, Superstrada E45 in direzione Perugia, uscita Montone.

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