Un’edicola abbandonata riprende vita tra spazio artistico e libreria. Quattro metri quadrati e un confronto sull'editoria indipendente


Nel centro storico di Perugia, in una strada ripida di fronte alla chiesa di Sant’Ercolano c’è un’edicola. È uno dei chioschi storici della città, è lì dall’inizio del Novecento. Se ci si avvicina, però, si nota subito che non è come tutti gli altri, non vede quotidiani, settimanali o biglietti dell’autobus. Sono esposti solamente magazine e libri editi da case editrici indipendenti provenienti da tutto il mondo. Si chiama Edicola 518 ed è stata fondata il primo giugno 2016 da un gruppo di artisti, studenti e scrittori con base a Perugia, che condividevano determinate esigenze artistiche. Il progetto è nato come compimento di un percorso iniziato nel 2014 con il nome di Emergenze. Il gruppo ha dato vita a un magazine di cui sono usciti quattro numeri, che si chiamava appunto Emergenze, e una serie di iniziative fra arte e editoria.


«Cercavamo un luogo dal quale rilanciare la nostra sfida nella quotidianità», racconta Antonio Brizioli, uno dei fondatori. «Facevamo pubblicazioni, progetti, si stava creando un gruppo, sentivamo quindi l’esigenza di uno spazio in città». Il gruppo di Emergenze ha iniziato a ragionare se dare vita a uno spazio d’arte o una libreria tradizionale, oppure a qualcosa di diverso. A Perugia c’erano molti chioschi abbandonati, hanno pensato di acquistarne uno per trasformarlo in un luogo dedicato all’editoria indipendente. Il nome lo si deve al fatto che pur non volendo creare un’edicola tradizionale, Antonio ha deciso di andare a parlare con il distributore che rifornisce tutti i giornalai dell’Umbria, per capire se ci fossero dei margini per collaborare, magari con una rosa ristretta di titoli. «Mentre eravamo in sala d’attesa, abbiamo sentito una voce femminile che diceva ‘sono arrivati quelli della 518’. Io e il mio collega Paolo ci siamo guardati, ci siamo chiesti cosa fosse la 518. Solo dopo abbiamo scoperto che i distributori hanno una mappa regionale dove tutte le edicole sono rappresentate da pallini che corrispondono ad un numero, che è lo specchio della grande distribuzione, automatica e poco attenta alle esigenze di tutti gli interpreti». Anche se alla fine hanno scelto di non aderire a quel tipo di distribuzione, hanno provocatoriamente scelto come nome quello che il sistema aveva automaticamente assegnato loro, Edicola 518.


Antonio Brizioli dopo il diploma a Perugia si è trasferito a Milano per studiare storia dell’arte contemporanea. Finiti gli studi è tornato nella sua città e in questo modo spiega perché ha scelto di dare vita a Edicola 518 proprio nel capoluogo umbro, e non in una grande metropoli: «io e la maggior parte dei soci siamo perugini. In generale ci interessava fare un progetto di questo tipo in una città di provincia di media grandezza. Pur essendo Perugia un centro universitario con una proiezione internazionale legata all’università, è comunque una realtà piccola, vivibile e alla mano». Il gruppo di Emergenze ha scelto quel chiosco per una questione di innamoramento a prima vista. Anche se non è nella parte alta del centro storico, è situata nella zona col più alto valore simbolico, perché sorge davanti alla chiesa di uno dei tre patroni, un luogo legato al mito fondativo di Perugia. «È proprio piccola, solo quattro metri quadrati, anche se il nostro slogan è ’uno spazio infinito’. Rispettava questa nostra provocatoria volontà di lanciare una sfida artistica molto ambiziosa partendo da uno spazio minimo».


Nonostante le dimensioni ridotte, l’edicola ospita più di quattrocento titoli di riviste e altrettanti libri di case editrici indipendenti. Se si chiede ad Antonio qual è il magazine che preferisce risponde con certezza MacGuffin, una rivista olandese che ha un sottotitolo esemplificativo: ‘the life of things’. Viene dal mondo del design e dedica ogni numero monograficamente ad un oggetto, come il letto, la finestra, la corda o il lavandino, l’ultimo numero è incentrato ad esempio sui pantaloni. Con la provocazione di dedicare ogni uscita ad un oggetto, crea intorno a questo un mondo ricco di riferimenti legati alla sua storia. Il tutto in una rivista dalla grafica pregevole ed elegante che parte da un’idea semplice e nuova e da lì crea dei prodotti culturalmente rilevanti, mantenendo la sua leggerezza. «Ce n’è un’altra che secondo me è un felice incontro tra forma e contenuto, Migrant. È interessante e riguarda il mondo dell’immigrazione in senso ampio. Si occupa di come tutto circoli in modo globale. Persone, merci, finanza, acqua o commerci illegali. Ospita dei saggi scientificamente rilevanti, ma con una veste grafica molto particolare, ogni numero è costruito intorno ad un colore e, secondo me, funziona molto bene».


Antonio ci tiene a sottolineare che anche in Italia ci sono dei progetti molto interessanti. Uno di questi è Archivio, ha base a Torino e al momento sono usciti tre numeri. È un magazine che pubblica solo materiali d’archivio non digitalizzati, provenienti da ricerche di tutto il mondo. «Questa rivista è quella che va più a fondo nel trovare un espediente per fare cultura attraverso un oggetto piacevole dalla veste grafica innovativa. Un altro titolo che voglio citare è Sirena, è legato al mare ed è stampato su una carta fatta di alghe. Insomma, anche in Italia c’è un piccolo movimento nel settore». Tra i titoli più venduti ce ne sono molti italiani, come Cartography. Ogni numero descrive tre destinazioni nel mondo, narrate attraverso la fotografia, il testo e gli itinerari dettagliati. Oppure il bookazine Dispensa che racconta il cibo attraverso la commistione di parole e immagini. Un altro titolo legato alla cucina è Cook_ink., che illustra come il mondo si racconti attraverso le sue tavole e le sue ricette. «Sono tutti progetti meravigliosi e italiani che probabilmente non trovano soddisfazione in quella che è la grande distribuzione italiana, che non è costruita intorno a questi progetti», spiega Antonio Brizioli. «Evidentemente vengono valorizzati in modo particolare da una realtà come edicola 518, che si pone come una piccola infrastruttura che parla alla nicchia dei loro lettori e lo fa con le modalità giuste»


A tre anni dall’apertura per Antonio Brizioli il bilancio della sua attività è positivo: «Il mio bicchiere è pieno, nel senso che essendoci stato dal giorno zero mi ricordo da dove siamo partiti. Ricordo lo scetticismo della gente e i sacrifici che abbiamo fatto, alla fine siamo riusciti a creare una cosa che per il momento sta in piedi ed è vissuta con partecipazione da gran parte della città. Ci siamo fatti conoscere anche fuori da Perugia, nel settore siamo conosciuti e ci chiedono di partecipare ai principali festival nazionali. A me sembra un piccolo miracolo». Non sono mancate le difficoltà, perché Edicola 518 è un progetto che nasce proprio dalla volontà dei fondatori di incontrare degli ostacoli e capire di volta in volta come risolverle. «Il tessuto sociale, non solo di Perugia ma di tutte le città, è poco attento a determinate iniziative. Il fatto che chiudano tante edicole, ad esempio, viene ricondotto al cambiamento dei tempi, quando invece ci sono meccanismi più complessi, su cui nessuno si interroga. C’è inoltre una difficoltà paradossale, quella di far capire a certi editori che è più sensato lavorare in questo modo, con un progetto come il nostro, perché porta tanto di più sia a livello culturale che economico. Le case editrici ormai sono abituate ad aderire a ad una distribuzione che fa tutto per loro, e che ridistribuisce le briciole. Se ne lamentano, ma poi non fanno nulla per tentare nuove strade. Il mondo dell’editoria e della cultura in generale è molto stantio e passivo e non nascondo che abbiamo dovuto, e tuttora dobbiamo, abbattere moltissimi muri a testate».


Edicola 518 sta in piedi esclusivamente con la vendita delle riviste. I ragazzi di Emergenze stampano anche dei loro magazine e hanno comprato il chiosco, che è costato poco, ma è stata un piccolo investimento. Con il tempo sono riusciti a acquistare altre piccole strutture, a crescere a radicarsi. «Il fatto di aver comprato con i nostri risparmi la struttura, di fare nostri gli spazi, è stata una scelta perché anche il settore pubblico fa fatica a sostenere a lungo termine progetti come il nostro. Conosco molti esempi di realtà che sono nate appoggiandosi al pubblico e che hanno costantemente difficoltà, perché basta un cambio di giunta o un taglio di fondi per non essere più sostenibili, quindi noi abbiamo sempre ragionato sulla nostra microeconomia di base. Vincendo anche noi qualche piccolo bando, accedendo a qualche fondo pubblico, ma quelli li consideriamo sempre degli extra per fare delle cose in più». Da qualche mese hanno creato una cooperativa, composta da quattro soci. Hanno ragionato seguendo la logica della sostenibilità economica del progetto, perché l’edicola rappresenta la loro vita e non il progetto di un periodo.


Edicola 518 non è stata pensata come un franchising, non è stata ideata per essere riprodotta in maniera automatica in altri territori. Vive di numeri molto piccoli, di equilibri sottili, legati alle esigenze e alla voce del luogo. Secondo Antonio Brizioli è un progetto tagliato su misura per Perugia. Ciò non significa che non si possano fare dei piccoli esperimenti di esportazione. Uno ad esempio va avanti a Venezia. Nel 2018 a San Polo è nato Magwall gestito insieme alla bottega di pelletteria Declare, che ha destinato una parete del negozio per creare un angolo dedicato alla bella carta. Tra le borse e gli accessori in pelle dal disegno essenziale si possono trovare numerose riviste indipendenti. La collaborazione sta andando bene, ma funziona perché è un’attività gestita da persone che stanno sul territorio e che lo conoscono. I proprietari di Declare hanno preso l’energia e la selezione cartacea di Edicola 518, ma l’hanno declinata secondo le loro esigenze. «Io credo molto in questo tipo di incontri, credo che il nostro progetto possa incontrare in altri luoghi delle persone con una sensibilità affine e che possano creare degli spazi con questo tipo di magia» racconta Antonio. «Però devono essere tutti diversi, altrimenti diventiamo una catena e non è il nostro intento, non abbiamo neanche le energie e le risorse per sostenere un percorso di questo tipo».


Ogni anno i ragazzi di Edicola 518 organizzano una rassegna di eventi che ormai è diventata un vero e proprio festival, giunta quest’anno alla quarta edizione. Vengono ospitati scrittori, ricercatori e professionisti, portandoli sul territorio in maniera orizzontale, accessibile e sempre in maniera gratuita. L’idea che c’è alla base è quella di non fare solo cultura, di non ospitare esclusivamente le presentazioni delle riviste, ma di partire come pretesto dalla presentazione e portare delle riflessioni culturali in città. Da uno di questi incontri è nato anche un progetto editoriale sull’anarchia, che si chiama provocatoriamente Lezioni sull’Anarchia. «Per quanto mi riguarda questo degli eventi collaterali è l’unico presupposto necessario, l’edicola ci sarà fin quando ci sarà la possibilità, la voglia e l’entusiasmo di portare avanti questo tipo di azione culturale. Se dovesse diventare semplicemente una piccola attività commerciale, dove l’unica cosa che conta è far tornare i numeri a fine mese, personalmente mi interesserà molto di meno. Le due cose sono sempre andate di pari passo».


Su un lato del chiosco, in una posizione un po’ nascosta, ma visibile a chi arriva dal basso, c’è la scritta ‘#nopaura’. Antonio attribuisce un gran valore a queste parole: «Noi abbiamo sempre lavorato tra il serio e l’ironia, utilizzando un modo contemporaneo di comunicare. Siamo molto visibili sui social, lavoriamo un po’ con quei linguaggi cercando di provocare. #nopaura è uno degli hashtag che ci portiamo dietro fin dall’inizio, perché una delle frasi ricorrenti che ci viene rivolta è ‘che coraggio avete per fare una cosa del genere’. Soprattutto all’inizio questa avventura era una follia, intorno a noi c’era molto scetticismo. Questo hashtag è come se fosse un amuleto portafortuna che ci siamo messi al collo. #nopaura perché non sappiamo cosa succederà o come andrà a finire l’esperienza di Edicola518, però lo vogliamo e lo desideriamo».

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