Non tanto tempo fa, il comune italiano di Norcia è stato al centro di numerosi articoli di giornale. Cinque anni fa, si è trovato ad appena pochi chilometri dall'epicentro di un terremoto di magnitudo 6,2 e, solo pochi mesi dopo, di uno di magnitudo 6,6. Nella regione vi furono centinaia di vittime e molti edifici cittadini, compresa la basilica medievale di San Benedetto, furono rasi al suolo.


Ma non è questo il punto.


Anche perché Norcia non è solo questo, non più. Per quanto drammatiche fossero le immagini giornalistiche, la città non è stata rasa al suolo. Le persone sono sopravvissute e, facendo leva su una grande solidarietà, non si sono arrese. La ricostruzione della basilica è in corso. Norcia oggi ci parla di ciò che è rimasto, così come dell'ottimismo e della determinazione che sono all'opera, man mano che la città si riprende, non solo dal terremoto, ma anche dalla pandemia.


Ma, ancor più, ci racconta di ciò che è rimasto che, pure, è interessante. Anni fa avevo immaginato che l'Italia vissuta attualmente dagli italiani fosse assai più interessante della versione imbellettata dell'Italia che viene presentata ai turisti. Di recente, i miei viaggi più interessanti sono stati quelli nei quali si avventurano pochi visitatori che compiono viaggi più lunghi. Quando ho bisogno di un traduttore o di un organizzatore, sono sulla buona strada. E quando ciò accade, mi sento sempre come se stessi entrando in un luogo segreto, nell'"Italia vera".


E così, questa volta ho trovato la mia Italia vera grazie a Moreno Moretti, ospite, traduttore, organizzatore, eccellente e appassionato sostenitore nel suo paese dei luoghi dell'Italia per italiani. Moretti è il fondatore e amministratore delegato dell’emergente travel designer Italycharme, che si occupa di organizzare vacanze di gran lusso in Italia, in concorrenza con l'arrivo di jet privati e gli itinerari indipendenti degli yacht, ma con un accento anche sui momenti speciali e sui rapporti umani.


Ed è così che mi sono trovato a Norcia a giugno, al meraviglioso albergo Palazzo Seneca Relais & Châteaux, ad appena un isolato dalla piazza principale con le sue ferite. L'hotel occupa un palazzo del XVI secolo, edificato dalla famiglia Seneca, originaria di Piedivalle, una città i cui residenti erano noti per l'abilità nell'intagliare il legno.


Ora è di proprietà di un'altra famiglia e i titolari Vincenzo e Federico Bianconi rappresentano la generazione attuale di gestori, in una tradizione che ha avuto inizio nel 1850. Conoscono bene l'importanza della storia dalle origini, che hanno preservato in ogni restauro dell'hotel, dai primi anni fino all'ultimo devastante terremoto, nel 1997. Il restauro, conclusosi nel 2008, è stato rigorosamente collaudato dagli architetti locali dimostrandosi tanto solido da poter sopportare le ultime scosse sismiche. In tutto questo, si sono impegnati a promuovere la tradizione, la storia, la semplicità e la qualità.


È una storia d'amore, con una ricerca approfondita su materiali e oggetti unitamente all'opera dei migliori artigiani umbri. L'hotel è stato uno dei primi ad aprire in Umbria nei primi anni del 1900. Conserva ambienti a volte del XVI secolo, in particolare nelle aree comuni del piano terra, ma le 40 camere sono ugualmente belle (24 nell'edificio principale, 16 in un annesso di nuova costruzione), con gli arredi antichi e il lusso di grandi spazi.


La stampa lo ha definito "Una casa in un palazzo umbro" e questo non è uno slogan, ma un modo di pensare. Infatti Federico Bianconi ha espresso questo concetto in modo leggermente diverso. "Siamo titolari di un ristorante con camere", mi disse all'inizio di una cena di cinque portate nel ristorante del suo hotel, Vespasia, uno dei due ristoranti umbri con una stella Michelin.



E neanche a dirlo, la cena fu davvero fantastica. Il ristorante dispone di due chef, Fabio Cappiello, di origini pugliesi e Fumiko Sakai, nata in Giappone. Conferiscono prospettive e influenze di più ampio respiro a quella che è inevitabilmente (perché siamo in Italia) una cucina regionale iperspecifica.


Fuori dall'hotel, Norcia ha il sapore di una storia di redenzione fatta principalmente per essere scritta. Ci sono molti cantieri, ma di questi tempi, ci sono molti cantieri ovunque. Il corso principale è vitale come sempre, con i suoi caffè, negozietti di souvenir e salumerie, animatamente aperti e attivi (Norcia è rinomata per salumi e carni affumicate) e pronti per offrire un'amichevole accoglienza.


Purtroppo, non conoscerò mai quegli insaccati, vegetariano o pescetariano da lungo tempo. Per questo posso solo riferire le impressioni delle persone che mi circondano, secondo le quali si tratta di salumi davvero ottimi. Dirò solo che il mio pesce, scampi, pasta e verdura di Vespasia erano eccellenti. In mancanza delle gioie del maiale, devo guardare un po' più lontano.


O piuttosto, dovrei guardare ai campi. Nella tarda primavera e all'inizio dell'estate, i prati umbri si ammantano di una formidabile confusione di colori, come se avessero l'ardire di farci cadere la mandibola per l'ammirazione. Le lenticchie, in particolare, trasformano tutto in una stupefacente tonalità rosso fiamma. L'Umbria batte tutti per questo. Ho ripreso l'uso della mandibola sulla via del ritorno.


Ma anche a occhi chiusi, mi sarei innamorato dell'Umbria. Le straordinarie persone di Palazzo Seneca sono solite inviare gli ospiti alla fabbrica di cashmere Tasselli di Bevagna, a un'ora di macchina. È uno dei produttori di cashmere italiani più accurato e produce maglioni, sciarpe e plaid magnificamente sontuosi.


Il tour della fabbrica è un buon esempio di vita che prosegue, nonostante terremoti, pandemie e altro. Ma se l'incertezza sismica è ancora molta, loro producono tra le migliori coperte di Linus (e sciarpe e maglioni) al mondo.


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